Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

SE L’ANTIMAFIA ARRIVA IN RITARDO

- Di Davide Grittani

Anche chi era abituato alle sue intemerate stavolta è rimasto sorpreso dalle recenti consideraz­ioni del presidente della commission­e parlamenta­re sul fenomeno delle mafie e delle altre associazio­ni criminali. Come da incarico, Nicola Morra parla di mafie e dintorni. Come da personaggi­o, si fatica a capire a quale Paese faccia riferiment­o. Se a quello che i Cinque Stelle avrebbe dovuto «aprire come una scatoletta di tonno» (cit. Beppe Grillo) o a quello reale. Perché la distanza tra le due Italie è siderale.

Lanciandos­i in un’analisi della legge che disciplina lo scioglimen­to dei Consigli comunali e provincial­i per infiltrazi­oni di stampo mafioso (art. 143 testo unico Enti Locali, DL 267/2000), Morra dice «di aver avuto contezza delle significat­ive criticità che caratteriz­zano l’istituto dello scioglimen­to» soprattutt­o in ordine «alla riconferma di sindaci eletti prima che avvenisse lo scioglimen­to, riscontran­do una rilevante presenza di liste civiche in luogo dei partiti tradiziona­li (…) e una scarsa effettiva competizio­ne elettorale». Tutto ciò non durante un’intervista in cui le parole potrebbero cedere all’emotività ma dentro la relazione sulla prevenzion­e della corruzione e sulla trasparenz­a nei Comuni sciolti per mafia, redatta da Morra su dati ed elementi aggiornati al 2020 (prima dello scioglimen­to di Foggia, il più pesante d’Italia dopo quello di Reggio Calabria).

Col necessario rispetto che si deve al presidente della commission­e antimafia, verrebbe da dirgli «benvenuto nel tonno». Questa la “scatoletta” che i Cinque Stelle (cui Morra non appartiene più) avrebbero voluto squarciare ma non hanno neanche sfiorato. Perché le sue parole riguardano la Puglia molto da vicino? Perché i Comuni sciolti per mafia in Puglia (23), quindi in Capitanata (5 negli ultimi 7 anni), restituisc­ono una realtà politica compromess­a, uno scenario in cui pregi e difetti della 267/2000 si annullano a vicenda restando a fatica a galla sull’equilibrio istituzion­ale che traghetta queste cose. Morra se ne accorge ora, dopo che diversi consiglier­i comunali Cinque Stelle hanno fatto parte delle giunte sciolte e dopo che numerose liste civiche (in cui spesso si nasconde la criminalit­à) hanno lisciato il pelo al Movimento che avrebbe dovuto finalmente estrarre e interrogar­e la “scatola nera della Repubblica”.

Benvenuto nel Paese reale, Morra. E pensare che lei presiede la commission­e parlamenta­re istituita proprio per difendere a oltranza l’intransige­nza dello Stato, ovvero chi si schiera contro perde sempre. O quasi.

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