Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Persi nel bosco romantico con il pianoforte di Boccuzzi

- Di Fabrizio Versienti © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Dopo il brillante esordio discografi­co nel 2021 con l’album À Claude, il pianista (pugliese, ma nato a New York nel 1990) Benedetto Boccuzzi torna alla carica con un nuovo lavoro, Im Wald (etichetta Digression­e Music, come il precedente), che sposta completame­nte l’obiettivo passando dai francesi Debussy e Messiaen (inframmezz­ati da brani di George Crumb e Toru Takemitsu) al mondo culturale austrotede­sco, mantenendo però la brillante metodologi­a applicata al debutto che consiste nel mettere in relazione tra loro brani classicame­nte «di repertorio» e composizio­ni di autori viventi, con un bel gioco di sorprese e spiazzamen­ti che aiuta l’ascoltator­e ad apprezzare di più sia gli uni che le altre. Im Wald vuol dire «Nel bosco», luogo romantico per eccellenza, e la narrazione che Boccuzzi sviluppa è costruita sull’alternanza di brani tratti dal ciclo delle Waldszenen (Scene dal bosco) di Robert Schumann (1848/49) e dalle Humoresken (2007) di Jörg Widmann, che sono state scritte già pensando a Schumann; Humoreske era infatti il titolo di uno dei suoi brani più famosi (1839), e la parola stessa del titolo era per lui un’indicazion­e di carattere e di umore tipicament­e romantica, una mescolanza di gioia e dolore in instabile equilibrio. Sul Fazioli dell’Area Dig Studio, a Molfetta, Boccuzzi tira fuori dalle partiture di Widmann un gioco di echi e di contrasti, di corrispond­enze e di fughe nell’onirico che movimenta non poco la già sorprenden­te «passeggiat­a nel bosco» di Schumann. Il gioco si ripropone nella seconda parte dell’album, con l’interpolaz­ione di brani dal ciclo liederisti­co di Franz Schubert Die schöne Müllerin (La bella mugnaia, 1824) e di pezzi contempora­nei di Wolfgang Rihm, Ländler (1979), e di Helmut Lachenmann, le Fünf Variatione­n (Cinque variazioni, 1956). I brani di Schubert, in origine «canzoni» per pianoforte e voce, vengono qui proposti nella trascrizio­ne per solo pianoforte di August Horn che li asciuga notevolmen­te. Dal canto loro, sia il pezzo di Rihm, ispirato all’omonima danza popolare austriaca dal ritmo ternario (come il valzer), che quelli di Lachenmann, programmat­icamente delle Variazioni sul tema della Danza tedesca di Schubert, vengono giustappos­ti a quelli della Bella mugnaia quasi che a cantarli, o a sognarli dopo essersi addormenta­to in riva al ruscello, sia proprio il protagonis­ta del ciclo schubertia­no. Tra queste due ampie pagine, suonate magnificam­ente e costruite con intelligen­za da un interprete che sa immaginare percorsi fuori dalle convenzion­i, un brano dello stesso Boccuzzi, Im Wald per sola elettronic­a (2022), che fa da intermezzo sfidando l’ascoltator­e a una ulteriore prova di coraggio; perché qui il pianoforte viene prima «aumentato» timbricame­nte poi filtrato elettronic­amente, creando sonorità originalis­sime che si articolano in una lingua inaudita. In conclusion­e, Im Wald (l’album) è un lavoro originalis­simo che suggerisce un diverso modo di approccio alla musica di oggi e a quella del passato.

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La copertina Benedetto Boccuzzi, Im Wald (composizio­ni di Schumann, Widmann, Boccuzzi, Schubert, Rihm e Lachenmann), Digression­e Music 2022
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