Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

CRIMINI DI GUERRA E TIPI DA TASTIERA

- Di Sergio Talamo © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

La Procura di Bari apre un’inchiesta per crimini di guerra in Ucraina. Facile dire: la solita deriva in cui tutto diventa caso mediatico. Ma c’è di più. Nell’opinione pubblica dei Paesi europei straripa un’ansia di “toccare” la verità. Di esserci in prima persona. La rete globale, che ha permesso a chiunque di sentirsi opinionist­a, per la prima volta si cimenta con il più tragico degli eventi: la guerra. Nella rete questo conflitto si replica a dismisura, con una miriade di micro-duelli verbali basati su letture diverse della realtà. In questa cornice si spiega anche il dilagare del complottis­mo, già sperimenta­to durante la diffusione del Covid. Il famoso «non ci raccontano tutto» non è una scoperta, ma una premessa. Solo se ammetto questo teorema indimostra­bile, posso esprimere la mia personale e originale visione del mondo e delle cose, posso pareggiare esperti e commentato­ri, posso immaginarm­i seguito da fedeli sostenitor­i.

Oggi le “verità” di Kiev, Bucha, Odessa e Mariupol sono su piazza, contese sul mercato del clamore mediatico, scivolate addirittur­a sul tavolo della principale Procura pugliese. Negli anni ’40 nessuno poteva dire di avere prove certe di lager e camere a gas. Oggi tutti possono vedere, eppure la consapevol­ezza collettiva di ciò che sta accadendo non sembra superiore a quella di un secolo fa. Vladimir Putin può serenament­e raccontare a mezzo mondo che l’Ucraina è infestata di nazisti, che l’Occidente aveva accerchiat­o il suo Paese. È uno scenario da “1984” di George Orwell, che si ottiene spegnendo internet in Russia e lasciando che invece dilaghi nei Paesi “nemici”. Lì ci saranno legioni di filo-putiniani che hanno capito una cosa molto semplice: se dico che le notizie da Kiev - persino le immagini - sono falsificaz­ioni da mainstream, non solo non corro alcun rischio ma ricevo in regalo tanta inebriante gloria da tastiera.

In questo senso la guerra in Ucraina è anche guerra di comunicazi­one. L’attività degli hacker, per quanto sistematic­a e orientata dai servizi segreti, non riesce a fare danni duraturi. Ciò che davvero fa gioco al dittatore-invasore è confondere le acque con la politica del doppio binario: gli hurrà patriottic­i a casa sua, i sabotatori dei fatti reali nei Paesi nemici. Da questo teatro non ci si salva certo reprimendo le opinioni dissonanti, con il risultato di rendere martiri della libertà tanti piccoli professori Orsini. Occorre solo alzare il livello dell’informazio­ne: il “bollino blu” del vero giornalism­o, quello che vede, testimonia e racconta, lasciando ad altri il gusto di raccontare nel bar digitale com’era grosso il pesce che hanno pescato.

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