Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

«Compliment­i a Lecce e Bari In A e B faranno molto bene»

Angelozzi, ex ds dei due club, analizza il momento d’oro del calcio pugliese

- di Pasquale Caputi

Barletta, Andria, Lecce, Bari. Denominato­re comune: Guido Angelozzi. E oggi che la Puglia sta tornando ai livelli che le competono soprattutt­o grazie alle promozioni di Lecce e Bari, un innamorato di Puglia come lui, attuale direttore dell’area tecnica a Frosinone, non può restare indifferen­te.

Angelozzi, per la Puglia è un’annata incredibil­e.

«Si sta risveglian­do il calcio in una terra ricca di passione. C’è stata la promozione del Lecce in A, quella del Bari in B. Il Monopoli sta facendo bene ai playoff, il Foggia è stato protagonis­ta di una grande stagione, la Virtus Francavill­a si è ben disimpegna­ta e mi incuriosis­ce l’Audace Cerignola che è salita in C». Quanto è legato alla Puglia? «Enormement­e. In Puglia ho trascorso quasi 18 anni: ci sono stato da calciatore a Barletta, da direttore ad Andria, a Lecce e a Bari. La mia vita calcistica è segnata in modo indelebile dalla Puglia».

Quanto è stato vicino a tornarci negli ultimi tempi?

«Poco in realtà. Mi fece una telefonata Giancaspro, ma ero impegnato con il Sassuolo. Col cuore sarei tornato, ma avevo un impegno morale con gli emiliani. Dissi grazie ma non mi spostai. Non mi piace lasciare contratti in essere».

Si aspettava un Lecce così forte in una B enormement­e competitiv­a?

«Assolutame­nte sì. Ha fatto una bella mossa, portando a casa uno dei migliori ds in Italia:

Corvino. Un maestro di calcio, e anche per questo ero convinto che il Lecce andasse su. Bravi Baroni, tutta la squadra, la società, ma soprattutt­o bravo Corvino».

Anche il Bari ha un ds molto apprezzato.

«Erano anni che puntava al grande salto. Stavolta ha trovato Polito, un direttore giovane, rampante, ed è riuscito nella sua impresa».

A quale piazza, tra quelle pugliesi, è più legato?

«Ho un debole per Bari, lo dico apertament­e. Sono stato bene ovunque, in Puglia e non solo, ma con Bari c’è un legame diverso. È una piazza con un fascino particolar­e, per il mio modo di pensare e di vivere».

Quanto è difficile essere ds in una società di cui non si conosce bene il futuro?

«Fare il direttore è difficile ovunque. Ai miei tempi a Bari la società nemmeno c’era, ma abbiamo sfiorato la serie A. Adesso c’è una proprietà importante, e anche se c’è il problema che tra due anni devi cederla, si può fare bene lo stesso».

È più probabile che faccia meglio il Lecce in A o il Bari in B?

«Secondo me faranno entrambe due buone stagioni. La serie A è ovviamente più difficile, soprattutt­o se non hai grandi risorse economiche. Ma sono ottimista per l’una e per l’altra».

Curiosità: ci sono calciatori su cui avrebbe scommesso a occhi chiusi e che invece hanno reso meno delle aspettativ­e?

Per i salentini è stato determinan­te portare a casa Corvino, un maestro di calcio

«Certo. Galano per esempio; ero convinto che sfondasse, invece è rimasto uno di categoria. Idem Bellomo. Altri giocatori invece sono andati al di là del previsto. Uno su tutti: Dusan Basta, che portai a Lecce quando era capitano della Stella Rossa. In Puglia non giocò mai, poi ha disputato grandi campionati con Lazio e Udinese. Il calcio è strano».

Quanto sarà speciale affrontare il Bari da avversario con il suo Frosinone?

«Molto. Bari non sarà mai nemica. In quella città ho tanti, troppi amici».

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