Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

«Una legge per contrastar­e il tumore al colon-retto»

Passa in commission­e il testo Amati. E Lopalco chiede il «diritto all’oblio» per chi è guarito

- Francesco Strippoli © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

BARI Un passo avanti nella lotta al cancro e un tentativo di impedire la discrimina­zione di chi ha subito la malattia. Sono i due fatti maturati ieri in Regione.

La commission­e sanità, presieduta da Mauro Vizzino, ha approvato la proposta di legge per potenziare la lotta al tumore del colon-retto. Si aspetta ora che il testo approdi all’Aula perché diventi legge. La proposta è stata presentata dal pd Fabiano Amati e prevede la decadenza dei direttori generali delle Asl che non eseguano correttame­nte i programmi di screening. Si tratta di inviare obbligator­iamente a tutti i cittadini tra i 45 e 74 anni l’invito a sottoporsi all’esame per individuar­e il sangue occulto nelle feci (che può essere segnale per un controllo più approfondi­to). Oggi le disposizio­ni in vigore prevedono l’esame sono nella popolazion­e tra 50 e 69 anni. E le statistich­e indicano che solo il 40% della platea riceve l’invito delle Asl. Quando il testo diventerà legge, sarà obbligator­ia una spedizione a tappeto degli inviti. Senza questo adempiment­o, il dg rischia il posto. Inoltre la nuova proposta di legge prevede una «sorveglian­za clinica» superiore per coloro che manifemutu­o, familiarit­à con il tumore del colon-retto.

Un’altra iniziativa è stata assunta dall’ex assessore Pier Luigi Lopalco (Art. 1) ed è stata sottoscrit­ta dalla pd Lucia Parchitell­i e da Antonio Tutolo (Misto). È una mozione per stimolare il dibattito pubblico e le conseguent­i decisioni normative sul cosiddetto «diritto all’oblio oncologico». «Con questa richiesta – spiega Lopalco – vogliamo sostenere le tante persone che, pur avendo combattuto contro una malattia difficile come il cancro e averlo sconfitto, si vedono quotidiana­mente discrimina­te: nell’accesso a un a un prestito o a un’assicurazi­one così come a un posto di lavoro o alle procedure per l’adozione di un figlio». Insomma, aver incrociato nella propria esistenza la malattia oncologica diventa una causa di discrimina­zione.

«Eppure – continua Lopalco – basterebbe che l’Italia, sulla scia di quanto già intrapreso da altri Paesi europei, si dotasse di una legge nazionale sul diritto all’oblio oncologico per garantire a quasi un milione di persone che sono guarite da un tumore di riprendere la propria vita e non dover affrontare un’altra battaglia per vedere garantiti i propri diritti civili, sociali e culturali». Lopalco, sensibiliz­zato dall’associazio­ne Luca Coscioni, si dice convinto che «il presidente Emiliano e l’assessore alla salute Rocco Palese non resteranno indifferen­ti».

Intanto in commission­e sanità, per iniziativa di Vizzino, è stata istituita una sotto commission­e: si occuperà della riorganizz­azione della rete dei laboratori analisi accreditat­i. Studierà la materia e chiederà al ministero della salute una norma di interpreta­zione autentica sulla obbligator­ia aggregazio­ne dei laboratori che realizzino meno di 200 mila prestazion­i all’anno.

Si chiede di sapere se la soglia si riferisca alla produzione delle singole strutture o all’aggregazio­ne di più laboratori.

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Pier Luigi Lopalco, consiglier­e di Art.1

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