Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
«Una legge per contrastare il tumore al colon-retto»
Passa in commissione il testo Amati. E Lopalco chiede il «diritto all’oblio» per chi è guarito
BARI Un passo avanti nella lotta al cancro e un tentativo di impedire la discriminazione di chi ha subito la malattia. Sono i due fatti maturati ieri in Regione.
La commissione sanità, presieduta da Mauro Vizzino, ha approvato la proposta di legge per potenziare la lotta al tumore del colon-retto. Si aspetta ora che il testo approdi all’Aula perché diventi legge. La proposta è stata presentata dal pd Fabiano Amati e prevede la decadenza dei direttori generali delle Asl che non eseguano correttamente i programmi di screening. Si tratta di inviare obbligatoriamente a tutti i cittadini tra i 45 e 74 anni l’invito a sottoporsi all’esame per individuare il sangue occulto nelle feci (che può essere segnale per un controllo più approfondito). Oggi le disposizioni in vigore prevedono l’esame sono nella popolazione tra 50 e 69 anni. E le statistiche indicano che solo il 40% della platea riceve l’invito delle Asl. Quando il testo diventerà legge, sarà obbligatoria una spedizione a tappeto degli inviti. Senza questo adempimento, il dg rischia il posto. Inoltre la nuova proposta di legge prevede una «sorveglianza clinica» superiore per coloro che manifemutuo, familiarità con il tumore del colon-retto.
Un’altra iniziativa è stata assunta dall’ex assessore Pier Luigi Lopalco (Art. 1) ed è stata sottoscritta dalla pd Lucia Parchitelli e da Antonio Tutolo (Misto). È una mozione per stimolare il dibattito pubblico e le conseguenti decisioni normative sul cosiddetto «diritto all’oblio oncologico». «Con questa richiesta – spiega Lopalco – vogliamo sostenere le tante persone che, pur avendo combattuto contro una malattia difficile come il cancro e averlo sconfitto, si vedono quotidianamente discriminate: nell’accesso a un a un prestito o a un’assicurazione così come a un posto di lavoro o alle procedure per l’adozione di un figlio». Insomma, aver incrociato nella propria esistenza la malattia oncologica diventa una causa di discriminazione.
«Eppure – continua Lopalco – basterebbe che l’Italia, sulla scia di quanto già intrapreso da altri Paesi europei, si dotasse di una legge nazionale sul diritto all’oblio oncologico per garantire a quasi un milione di persone che sono guarite da un tumore di riprendere la propria vita e non dover affrontare un’altra battaglia per vedere garantiti i propri diritti civili, sociali e culturali». Lopalco, sensibilizzato dall’associazione Luca Coscioni, si dice convinto che «il presidente Emiliano e l’assessore alla salute Rocco Palese non resteranno indifferenti».
Intanto in commissione sanità, per iniziativa di Vizzino, è stata istituita una sotto commissione: si occuperà della riorganizzazione della rete dei laboratori analisi accreditati. Studierà la materia e chiederà al ministero della salute una norma di interpretazione autentica sulla obbligatoria aggregazione dei laboratori che realizzino meno di 200 mila prestazioni all’anno.
Si chiede di sapere se la soglia si riferisca alla produzione delle singole strutture o all’aggregazione di più laboratori.