Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Leonardo ed ex Ilva, la crisi travolge l’indotto Persi 80 posti di lavoro
Taranto, licenziati 35 addetti all’Axist. Lacaita ricorre alla cigs
TARANTO Continua l’ecatombe di posti di lavoro nelle industrie di Taranto. La crisi della miriade di imprese al servizio delle grandi fabbriche non risparmia alcun settore e ogni giorno c’è l’annuncio di chiusure e licenziamenti. È di ieri la notizia della cessazione dell’attività e del conseguente avviamento della procedura di licenziamento collettivo per 35 lavoratori, su 45, della Axist. È un’azienda, con sede principale a Rivoli, in Piemonte, e una unità a Grottaglie i cui dipendenti lavorano nello stabilimento Leonardo. È una vittima della crisi della Boeing, causata dalla pandemia, che si sta riflettendo a cascata anche sulle ditte dell’indotto.
Il core business della Axist è il controllo di qualità utilizzando strumenti come laser tracker, bracci antropomorfi e fotogrammetria. Dal 2007, a Grottaglie, realizzava i collaudi dimensionali, ma in seguito Leonardo ha portato all’interno queste attività assegnando alla Axist lavori di manutenzione. Quando le crepe provocate dalla pandemia hanno impattato la fabbrica grottagliese s’è aggravata la crisi anche dell’azienda piemontese. Nella lettera indirizzata ai sindacati è scritto che «Axist deve suo malgrado prendere atto che non sussistono concrete prospettive di recupero delle attività in un arco temporale che ragionevolmente possa consentire di mantenere l’operatività dell’unità di Grottaglie». Per i 35 in via di licenziamento la ditta sostiene di non essere riuscita a trovare un impiego utile presso altri clienti mentre i 10 restanti conservano il posto di lavoro perché sono impegnati in Francia nel montaggio del reattore «Iter».
Immediata la reazione dei sindacati. Giuseppe Romano, della segreteria provinciale della Fiom-Cgil, definisce questa scelta «scellerata ed inappropriata, ci troviamo di fronte ad un vero e proprio suicidio industriale». Secondo Romano e Pasquale Caniglia (Fiom) Axist «svolge a
Giuseppe Romano (Fiom Cgil)
È una scelta scellerata ed inappropriata, ci troviamo di fronte ad un vero e proprio suicidio industriale tutti gli effetti lavorazioni indispensabili e di rilevante importanza per il ciclo produttivo delle fusoliere del 787.
All’azienda Leonardo chiediamo di intervenire tempestivamente nei confronti di Axist, rispetto a quanto sancito nell’accordo Divisionale siglato il 17 gennaio scorso anche a salvaguardia della filiera dell’indotto». Anche la Uilm parla di decisione «strumentale e inaccettabile» tenendo conto dell’accordo firmato con Leonardo per la gestione della crisi congiunturale. «Teniamo a precisare che la Uilm non siglerà mai e in nessun caso accordi che prevedano anche un solo licenziamento».
La crisi del sistema delle ditte appaltatrici della grande industria parte da lontano e il rosario elenca, tra le tante riferite alla fabbrica dell’acciaio, Iris, Giove, Gamit, e, di recente, Lacaita. È un’azienda metalmeccanica, di Torricella, che aveva avviato la procedura di licenziamento collettivo per 40 dipendenti su 90, congelando in seguito il provvedimento, a causa di mensilità non pagate ai lavoratori pur vantando crediti verso Acciaierie d’Italia. Due giorni fa la vertenza è approdata all’Arpal. Pietro Cantoro, della Fim Cisl, annuncia che «Lacaita sta valutando la possibilità di ricorre alla cassa integrazione straordinaria per dodici mesi in alternativa ai licenziamenti e attendiamo una risposta dal ministero. Se la cigs sarà concessa diventa possibile anche un percorso di esodo volontario dei lavoratori».
Cesare Bechis
Piero Cantoro (Fim Cisl)
Se la cassa integrazione straordinaria sarà concessa, diventerà possibile un percorso di esodo volontario