Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
I corpi delle vittime al molo San Cataldo L’attesa dei parenti tra dolore e rabbia
Portati al Policlinico per l’autopsia
BARI La motovedetta con a bordo i corpi senza vita delle prime tre vittime accertate del naufragio del rimorchiatore «Francesco P» è arrivata nello specchio di mare davanti alla sede del Nucleo navale della Guardia Costiera poco dopo le 17.30. Sul molo San Cataldo, oltre al personale della Capitaneria e ai medici legali, ad attenderla c’era un nutrito gruppo di operatori tv e fotografi, appollaiati sul muro all’esterno del perimetro della zona militare. Fra loro anche qualche curioso che ha interrotto la corsetta all’ombra del faro per salutare con un segno di croce le ennesime vittime del mare.
I corpi senza vita dei membri dell’equipaggio dell’imbarcazione affondata mercoledì sera, a 50 miglia dalla costa pugliese, sono stati sbarcati dopo una mezz’ora. I carri funebri li hanno trasportati nell’istituto di medicina legale del Policlinico, dove i familiari hanno dovuto sottoporsi al triste rito del riconoscimento delle salme e dove nei prossimi giorni saranno eseguite le autopsie disposte dalla Procura. È stata una giornata di lacrime, abbracci, ma anche tanta rabbia mista a incredulità.
I parenti, alcuni dei quali arrivati a primissima ora negli uffici della Capitaneria, all’interno del porto, hanno evitato telecamere e microfoni. Nessuna parola da dire e soprattutto nessuna voglia di spettacolarizzare la morte. Il via vai nervoso fra la stanza in cui sono stati accolti, resa off limits da personale della Guardia costiera e il piazzale esterno, non ha potuto nascondere però lo stato d’animo. Il susseguirsi delle notizie, fra speranze e delusioni, raccontate ad amici e altri parenti al telefonino, ha ritmato la giornata fino al pomeriggio.
Ogni tanto, all’arrivo di un fratello, di una sorella, di un figlio, sempre la stessa scena:
lunghi abbracci e un dolore composto.
A cercare di trovare le parole giuste per raccontare la tragedia, oltre al comandante della Guardia Costiera, l’ammiraglio Vincenzo Leone, è arrivato a metà mattinata anche il parroco della cattedrale, don Franco Lanzolla.
Il sacerdote si è intrattenuto qualche minuto con i familiari delle vittime, ha portato il saluto dell’arcivescovo, monsignor Giuseppe Satriano, ma soprattutto ha provato a fornire un supporto spirituale e psicologico ai figli e alle mogli degli uomini morti in maniera così inspiegabile.
«È successo tutto in mezz’ora – raccontava con tono concitato un ragazzo al telefono tanto da farsi ascoltare a distanza – L’imbarcazione è affondata all’improvviso. Come è possibile?». Una domanda alla quale proveranno a rispondere gli investigatori della Procura della Repubblica di Bari che hanno aperto un’inchiesta.