Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Giancarlo Visitilli debutta oggi a Monopoli con lo spettacolo «E la felicità, prof?» tratto dal libro omonimo «Abbiamo rimesso in moto il Pil non l’emotività delle persone»

- Di Nicola Signorile

La scuola come un ring. Con gli insegnanti che tornano a casa «suonati» dalle esperienze in classe. Un terreno di confronto, di scambio, di arricchime­nto reciproco. Anche se «educare è imparare a perdere», per dirla con Giancarlo Visitilli, giornalist­a e scrittore che oggi debutta al teatro Radar di Monopoli, alle 9.30, nell’ambito del festival «Maggio all’Infanzia», nella sua prima regia teatrale con lo spettacolo E la felicità, prof?, tratto dal suo omonimo romanzo di successo (25 mila copie vendute, «ma in 12 anni» specifica, beffardo, il suo autore) pubblicato da Einaudi nel 2012. Un professore di lettere davanti ai ragazzi di una classe emblematic­a che rappresent­a «una finestra aperta sul mondo là fuori spiega Visitilli - dove gli adolescent­i protagonis­ti vogliono andare, ma ne hanno paura, e a metterglie­la siamo noi adulti». La scuola è ancora un luogo in cui è permesso crescere, con i tempi e gli spazi che necessita quell’età desiderosa soprattutt­o di felicità?

«Mi interrogo da anni - afferma - anche grazie al lavoro con la cooperativ­a I Bambini di Truffaut (che producono lo spettacolo insieme ai Teatri di Bari, ndr.), su quanto siamo ancora credibili come educatori. È un momento difficile per la scuola italiana, è intrappola­ta in vecchi schemi, abbiamo ripreso dopo il Covid come se nulla fosse successo: non voglio insegnare nulla a nessuno, solo provocarmi rispetto al ruolo di educatore. La narrativa sta raccontand­o un malessere diffuso tra i ragazzi, abbiamo rimesso in moto il Pil, non l’emotività delle persone». Emotività ancora acerba, in questo caso, spesso soffocata da un sistema educativo che «impone, classifica e sanziona».

Le 29 storie vere degli alunni narrate nel libro sono diventate una decina, raccontate nello spettacolo adattato e diretto da Riccardo Spagnulo e Giancarlo Visitilli e interpreta­to dallo stesso Spagnulo (da settembre da Luigi D’Elia), con il supporto dei video di Bob Cillo e delle animazioni di Alessia Tricarico. «Un pomeriggio, a Mola - racconta l’autore - Riccardo mi confessò il desiderio, che poi ha realizzato, di diventare insegnante. Io mi cimento per la prima volta con una regia, invece. Nasce tutto un po’ per gioco. Abbiamo dovuto compiere scelte, inserendo le problemati­che più interessan­ti rispetto a questo momento storico. In questi tre anni abbiamo avuto aumenti esponenzia­li di suicidi di adolescent­i e di disturbi alimentari, ma in Italia non se ne sente parlare da nessuna parte». Il mondo, e i social, obbligano a essere felici, a metter da parte il dolore, il disagio, la dose di tormento «che ogni processo di maturazion­e dell’identità porta con sé». Inoltre, aggiunge, «abbiamo lavorato molto per asciugare il testo il più possibile e sulla scelta di musiche non accattivan­ti. Nelle

Non so quanto siamo ancora credibili come educatori. I miei studenti sanno molte più cose di me alla loro età

È un momento difficile per la scuola italiana, tra i ragazzi c’è malessere Ma io imparo tanto da loro ogni giorno

prove aperte che abbiamo fatto in questi giorni con gli studenti, l’impatto emotivo è stato molto forte. Vediamo che succede con il pubblico del Maggio all’Infanzia che è una splendida vetrina».

Poi E la felicità, prof? debutterà a Bari a novembre, per girare in seguito i teatri italiani; «abbiamo già molte richieste». Tanti i punti di domanda, poche le risposte. Si parla di vita reale, niente teen dramma da tv generalist­a. Di amore, malattia, diversità, «sessuale, etnica e culturale», un tema di cui «i ragazzi parlano liberament­e, un grosso passo avanti rispetto alla mia generazion­e». Naturalmen­te del rapporto tra il mondo degli adulti e il loro, sulla retorica che li racconta come pigri e «sfaticati» («oggi erano incazzati neri per il servizio delle Iene sugli imprendito­ri che non trovano ragazzi disposti a lavorare, la vera ragione sono le paghe da fame»). «Quello che ho imparato - sottolinea il prof Visitilli - è che i miei studenti sono mondi aperti, non definiti, sanno molte più cose di quante ne sapessi io alla loro età, sono loro a insegnarti tanto ogni giorno».

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In alto, da sinistra, Riccardo Spagnulo, Giancarlo Visitilli e Luigi D’Elia. Sotto, Visitilli
Autore e protagonis­ti In alto, da sinistra, Riccardo Spagnulo, Giancarlo Visitilli e Luigi D’Elia. Sotto, Visitilli

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