Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
L’antica Lupiae ritrova il molo sommerso
Scoperto lungo il tratto di costa tra San Cataldo e l’area delle Cesine
LECCE Un antico molo lungo il tratto di costa che va da San Cataldo a Le Cesine. È l’ennesima scoperta archeologica che aggiunge interessanti dettagli alle ricostruzioni di ciò che fu la penisola dei due mari nell’antichità. La scoperta, avvenuta durante recenti ricerche archeologiche condotte dal dipartimento di Beni culturali dell’Università del Salento, consegna agli studiosi nuovi, interessati indizi che aiutano a disegnare la conformazione dello scalo portuale di Lupiae, l’antica Lecce.
La scoperta è avvenuta durante le ultime campagne di ricognizione, condotte sia su terra che sott’acqua, con l’uso di varie tecnologie, tra cui droni, georadar e fotogrammetria. Le attività sono state coordinate da Rita Auriemma, docente di Archeologia subacquea all’ateneo salentino. I resti lasciano ipotizzare che al margine dell’area umida dell’oasi naturale gestita dal Wwf, in località «Posto San Giovanni», sorgesse un porto che aveva una sua importanza tra la fine dell’età repubblicana e la prima età imperiale. Si ritiene, inoltre, che solo successivamente sia stato costruito, a San Cataldo, il porto di Adriano. Nel luogo dei recenti ritrovamenti altre evidenze erano state indagate negli anni Novanta. In particolare erano stati già documentati allineamenti murari connessi a depositi di età romana tardorepubblicana: una struttura nota come «Chiesa sommersa», una serie di vasche scavate nella roccia e un’altro manufatto, sempre immerso nel mare, posizionato più a sud. La cosiddetta «Chiesa sommersa», che si trova a 150 metri dalla riva, su uno sperone roccioso che si erge su un fondale di circa cinque metri, mostra una struttura ricavata nel banco roccioso, ma conserva anche resti di muri realizzati in conglomerato cementizio.
Sia la posizione sia le caratteristiche tipologiche e tecniche di entrambe le strutture mostrano un’evidente affinità con l’imponente fondazione di un molo scoperta nel 2020 nel corso delle ricerche dirette da Rita Auriemma. La presenza di questo grande molo configura un complesso portuale importante, la cui articolazione complessiva è ancora da precisare. Per approfondirne la conoscenza sarà necessario un intervento dedicato. Sono ancora molte le affascinanti ipotesi da verificare, suggestioni da confermare e domande a cui dare delle risposte. Ma la ricerca non si ferma: altre ricerche potrebbero aggiungere nuovi elementi di conoscenza dell’antica storia del Salento.