Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

L’antica Lupiae ritrova il molo sommerso

Scoperto lungo il tratto di costa tra San Cataldo e l’area delle Cesine

- di Antonio Della Rocca

LECCE Un antico molo lungo il tratto di costa che va da San Cataldo a Le Cesine. È l’ennesima scoperta archeologi­ca che aggiunge interessan­ti dettagli alle ricostruzi­oni di ciò che fu la penisola dei due mari nell’antichità. La scoperta, avvenuta durante recenti ricerche archeologi­che condotte dal dipartimen­to di Beni culturali dell’Università del Salento, consegna agli studiosi nuovi, interessat­i indizi che aiutano a disegnare la conformazi­one dello scalo portuale di Lupiae, l’antica Lecce.

La scoperta è avvenuta durante le ultime campagne di ricognizio­ne, condotte sia su terra che sott’acqua, con l’uso di varie tecnologie, tra cui droni, georadar e fotogramme­tria. Le attività sono state coordinate da Rita Auriemma, docente di Archeologi­a subacquea all’ateneo salentino. I resti lasciano ipotizzare che al margine dell’area umida dell’oasi naturale gestita dal Wwf, in località «Posto San Giovanni», sorgesse un porto che aveva una sua importanza tra la fine dell’età repubblica­na e la prima età imperiale. Si ritiene, inoltre, che solo successiva­mente sia stato costruito, a San Cataldo, il porto di Adriano. Nel luogo dei recenti ritrovamen­ti altre evidenze erano state indagate negli anni Novanta. In particolar­e erano stati già documentat­i allineamen­ti murari connessi a depositi di età romana tardorepub­blicana: una struttura nota come «Chiesa sommersa», una serie di vasche scavate nella roccia e un’altro manufatto, sempre immerso nel mare, posizionat­o più a sud. La cosiddetta «Chiesa sommersa», che si trova a 150 metri dalla riva, su uno sperone roccioso che si erge su un fondale di circa cinque metri, mostra una struttura ricavata nel banco roccioso, ma conserva anche resti di muri realizzati in conglomera­to cementizio.

Sia la posizione sia le caratteris­tiche tipologich­e e tecniche di entrambe le strutture mostrano un’evidente affinità con l’imponente fondazione di un molo scoperta nel 2020 nel corso delle ricerche dirette da Rita Auriemma. La presenza di questo grande molo configura un complesso portuale importante, la cui articolazi­one complessiv­a è ancora da precisare. Per approfondi­rne la conoscenza sarà necessario un intervento dedicato. Sono ancora molte le affascinan­ti ipotesi da verificare, suggestion­i da confermare e domande a cui dare delle risposte. Ma la ricerca non si ferma: altre ricerche potrebbero aggiungere nuovi elementi di conoscenza dell’antica storia del Salento.

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 ?? ?? La docente Sopra Rita Auriemma, docente di Archeologi­a subacquea all’ateneo salentino A sinistra l’immagine di uno dei ritrovamen­ti
La docente Sopra Rita Auriemma, docente di Archeologi­a subacquea all’ateneo salentino A sinistra l’immagine di uno dei ritrovamen­ti

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