Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
«Sono un ibrido tra pop e rap Mi ispiro alla vecchia scuola»
Il Tre, lunedì live al Demodè, è il nuovo ragazzo d’oro della musica italiana
Il rap a cuore aperto. Senza paura di mostrarsi fragile. Anzi, «aprirmi è il modo migliore per parlare a chi mi ascolta». E sono in tanti a seguire Il Tre, alias Guido Senia, rapper romano 24enne che lunedì 23 maggio arriva al Demodè di Modugno con l’ultima tappa invernale del primo tour, in cui ha portato al suo pubblico di giovanissimi le canzoni dell’album d’esordio Ali, uscito nel 2021. Un disco da record, oscillante tra pezzi classicamente pop e serratissimi rap, che, a poche ore dalla pubblicazione, ha toccato il primo posto nella classifica Fimi, oltre alla terza posizione nella Global Chart di debutto di Spotify.
Il Tre, il primo disco conta ancora per un artista della tua età?
«L’ascolto della musica è cambiato, è tutto velocissimo.
Oggi si parla più di singoli o addirittura di ritornelli, con l’evoluzione di Tik Tok. Ma per me è stata una tappa fondamentale, ci tenevo molto che artisticamente mi rappresentasse al meglio». Cosa deve aspettarsi chi viene a vederti?
«È il primo tour, è tutto studiato nei dettagli. Non è uno show comune, io sono un po’ pazzo, ma sono molto friendly con il pubblico. Non vedo l’ora di essere a Bari e poi di tornare in estate». Ma perché Il Tre?
«Molto semplice: la mia famiglia è composta da tre persone, per me è il valore più importante. Poi è un numero ricorrente nella mia vita».
In Ali c’è Per chi non ha un posto in questo mondo, in altri brani parli di bisogno d’amore, dell’importanza delle piccole cose. In Tegole, del mestiere che ti rende cattivo, del crescere con un sogno in un piccolo paese. Non
hai timore di mostrare le tue fragilità?
«Questo sono io, e la musica è l’unico ambito in cui posso aprirmi ed essere me stesso. Sulla strada per il successo è difficile mantenere relazioni, si diventa senza pietà».
Però non c’è posto per atteggiamenti gangsta nella tua musica?
«Non fanno parte della vita che faccio; non biasimo chi lo fa, posso non esser d’accordo su qualche parola usata, ma ognuno fa il suo».
Spiega a noi anziani come i
social hanno cambiato la musica.
«Il confronto è costante con le persone che ti seguono, influenza il mio lavoro. Il mezzo agevola la comunicazione e soprattutto la diffusione del materiale».
Però c’è spazio anche per pezzi rap duri e puri come Warzone (molto vecchia scuola romana) o come il tuo nuovo singolo Guess who’s back.
«Mi piace essere questo ibrido tra pop e rap. Questa variazione mi rappresenta al 100%. In effetti mi ispiro molto alla vecchia scuola, non certo alla trap di oggi». Hai paura che tutto il successo finisca?
«Più che altro ho la certezza che prima o poi svanisce. Non si può stare sulla cresta dell’onda per sempre. L’importante è non avere rimpianti e imparare a godersi il momento».