Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Vigneto Puglia ecco una verdeca degna di nota
Il mondo del vino è pieno di sinonimi e omonimi, intendendo nel primo caso vitigni identici denominati in modo diverso nelle diverse località, e nel secondo caso vitigni differenti indicati con lo stesso nome. Come è facile capire, per moltissimi anni la riconoscibilità e la classificazione di un vitigno (ampelografia) era affidata alla descrizione di germogli, foglie, grappolo e acini. In anni più recenti si è aggiunto l’esame del Dna. A far chiarezza nell’intricato vigneto Puglia arriva ora L’atlante dei vitigni tradizionali di Puglia a cura del Crsea Basile Caramia di Locorotondo, con il contributo di eccellenti collaboratori e ricercatori. Si fa luce così su molti vitigni abbandonati e in via di estinzione, ma anche su vitigni di cui si ignorava la sinonimia.
È il caso, solo per fare un esempio ma ce ne sono altri, della Verdeca. Questo vitigno, tradizionalmente vinificato con il Bianco d’Alessano, costituisce la base della denominazione Locorotondo e quindi fortemente identitario della Valle d’Itria. Grazie alla recente pubblicazione si scopre che lo stesso vitigno è conosciuto nel Nord Barese con il nome di Pampanuto, a sua volta una delle uve con cui si può produrre il Castel del Monte Bianco, le altre uve sono Chardonnay e Bombino Bianco. Mentre in questo territorio la produzione di questo vitigno si è progressivamente ridotta, in Valle d’Itria invece, già da qualche anno, è in grande spolvero. Prova ne sia questa Verdeca della giovane ed emergente Cantina Elia di Ceglie Messapica. Giallo paglierino di buona intensità, limpido e brillante, con naso delicato di fiori di tiglio e zagare, poi pesca e cenni di nespola e mandorla. Impatto gustativo di inaspettato volume, cipria, confetto e cenni agrumati di buona rispondenza olfattiva, fresco e sapido oltre che di giusta persistenza.