Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
SE PREV ALGONO LE CHIACCHIERE
Il classico marziano che sbarcasse in Puglia in queste settimane rimarrebbe sorpreso dalla qualità del dibattito politico. Il Paese è spaccato sull’invasione russa dell’Ucraina e rischia di essere il ventre molle dell’Occidente, poiché tanti putiniani, più o meno consapevoli, si nascondono in Parlamento e nella società civile. E gli effetti del coronavirus sono tutt’altro che esauriti. Così la sanità mostra i danni strutturali causati dalla pandemia. In due anni, il sistema si è fermato, sotto i colpi dell’emergenza. La cura di altre patologie, anche quelle gravi, ha subito un rallentamento che richiederebbe uno scatto che inizia appena ad intravedersi; i pronto soccorso scoppiano, sia per assenza di personale, a partire dai medici (ne mancano 15 mila in Puglia, denuncia l’AnaaoAssomed) sia per la trasformazione della mission che ne ha fatto una sorta di reparto di transito, creando una ospedalizzazione “pronto soccorso centrica”. Il luogo di prima emergenza, a cui spesso il cittadino chiede aiuto anche quando non sarebbe necessario, deve essere messo compiutamente in rete, con le strutture ospedaliere, tramite la telemedicina. Per non parlare del ruolo dei medici di base che meriterebbero una maggiore valorizzazione. E gli stessi guariti dal Covid, soprattutto nella popolazione più anziana, rischiano di essere lasciati a loro stessi, senza le necessarie cure di riabilitazione che dovrebbero accompagnare il ritorno e il recupero di una vita normale. Le visite specialistiche, e le liste di attesa, per interventi e diagnostica, vanno a rilento. Il tutto mentre l’estate è praticamente scoppiata e la pressione sulle strutture sanitarie, a partire dal pronto soccorso, è prevedibilmente destinata ad aumentare.
Non tutto è fermo, occorre riconoscerlo, e la giunta regionale, con l’ultimo provvedimento in attuazione di una misura del Pnrr, ha stanziato 650 milioni per gli ospedali di comunità e la fornitura di macchinari di ultima generazione. Finalmente, qualcosa si muove. E poi, c’è tutto il resto. Dalla battaglia sulle concessioni balneari, che riguarda un settore nevralgico dell’economia pugliese, alla bonifica dell’Ilva, dal piano-casa al futuro energetico, con lo scontro in atto sulle piattaforme offshore in provincia di Lecce, tra l’assessore regionale, che reclama il coinvolgimento del territorio, e il consigliere Amati che definisce «inquinante» la dichiarazione dell’esponente di governo.
Questione molto seria per ridurla ad una sterile polemica. A volte, infatti, prevale il chiacchiericcio.
Così tra uno scontro sulla mailing-list dei giornalisti, tra Amati e i giornalisti dell’ufficio stampa, garantiti nel proprio ruolo e autonomia dai fondamenti deontologici della professione, e la questione del bilancio di gestione del gruppo Pd (materia, comunque, meritevole di attenzione), la politica si arrovella su polemicucce che non passeranno ai libri di storia.
In tutto questo, tra una inaugurazione e un vernissage di alta moda, il governatore si appresterebbe ad assegnare nuove deleghe, col rischio di trasformare le riunioni di governo in una sorta di mega-condominio.
Opposizione cercasi. La minoranza fa quello che può, cioè quasi nulla; dai banchi della maggioranza c’è chi attacca il governatore, ma in modo sterile, senza pungere veramente. Correndo, così, il rischio di creare l’effetto lombrichi in un sacco: si muovono, anche tanto, ma restano sempre fermi lì.