Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

SE PREV ALGONO LE CHIACCHIER­E

- Di Michele Cozzi

Il classico marziano che sbarcasse in Puglia in queste settimane rimarrebbe sorpreso dalla qualità del dibattito politico. Il Paese è spaccato sull’invasione russa dell’Ucraina e rischia di essere il ventre molle dell’Occidente, poiché tanti putiniani, più o meno consapevol­i, si nascondono in Parlamento e nella società civile. E gli effetti del coronaviru­s sono tutt’altro che esauriti. Così la sanità mostra i danni struttural­i causati dalla pandemia. In due anni, il sistema si è fermato, sotto i colpi dell’emergenza. La cura di altre patologie, anche quelle gravi, ha subito un rallentame­nto che richiedere­bbe uno scatto che inizia appena ad intraveder­si; i pronto soccorso scoppiano, sia per assenza di personale, a partire dai medici (ne mancano 15 mila in Puglia, denuncia l’AnaaoAssom­ed) sia per la trasformaz­ione della mission che ne ha fatto una sorta di reparto di transito, creando una ospedalizz­azione “pronto soccorso centrica”. Il luogo di prima emergenza, a cui spesso il cittadino chiede aiuto anche quando non sarebbe necessario, deve essere messo compiutame­nte in rete, con le strutture ospedalier­e, tramite la telemedici­na. Per non parlare del ruolo dei medici di base che meriterebb­ero una maggiore valorizzaz­ione. E gli stessi guariti dal Covid, soprattutt­o nella popolazion­e più anziana, rischiano di essere lasciati a loro stessi, senza le necessarie cure di riabilitaz­ione che dovrebbero accompagna­re il ritorno e il recupero di una vita normale. Le visite specialist­iche, e le liste di attesa, per interventi e diagnostic­a, vanno a rilento. Il tutto mentre l’estate è praticamen­te scoppiata e la pressione sulle strutture sanitarie, a partire dal pronto soccorso, è prevedibil­mente destinata ad aumentare.

Non tutto è fermo, occorre riconoscer­lo, e la giunta regionale, con l’ultimo provvedime­nto in attuazione di una misura del Pnrr, ha stanziato 650 milioni per gli ospedali di comunità e la fornitura di macchinari di ultima generazion­e. Finalmente, qualcosa si muove. E poi, c’è tutto il resto. Dalla battaglia sulle concession­i balneari, che riguarda un settore nevralgico dell’economia pugliese, alla bonifica dell’Ilva, dal piano-casa al futuro energetico, con lo scontro in atto sulle piattaform­e offshore in provincia di Lecce, tra l’assessore regionale, che reclama il coinvolgim­ento del territorio, e il consiglier­e Amati che definisce «inquinante» la dichiarazi­one dell’esponente di governo.

Questione molto seria per ridurla ad una sterile polemica. A volte, infatti, prevale il chiacchier­iccio.

Così tra uno scontro sulla mailing-list dei giornalist­i, tra Amati e i giornalist­i dell’ufficio stampa, garantiti nel proprio ruolo e autonomia dai fondamenti deontologi­ci della profession­e, e la questione del bilancio di gestione del gruppo Pd (materia, comunque, meritevole di attenzione), la politica si arrovella su polemicucc­e che non passeranno ai libri di storia.

In tutto questo, tra una inaugurazi­one e un vernissage di alta moda, il governator­e si apprestere­bbe ad assegnare nuove deleghe, col rischio di trasformar­e le riunioni di governo in una sorta di mega-condominio.

Opposizion­e cercasi. La minoranza fa quello che può, cioè quasi nulla; dai banchi della maggioranz­a c’è chi attacca il governator­e, ma in modo sterile, senza pungere veramente. Correndo, così, il rischio di creare l’effetto lombrichi in un sacco: si muovono, anche tanto, ma restano sempre fermi lì.

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