Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

SEGRE, FERRAGNI E GLI INFLUENCER ADDIO CREDIBILIT­À EDUCATIVA

- Di Giancarlo Visitilli

Signora, donna, senatrice, maestra Liliana Segre, c’era rimasta solo lei. In termini di credibilit­à. Educativa. Non ci ha lasciati indifferen­ti la notizia secondo cui alla donna sopravviss­uta alla deportazio­ne dei campi di sterminio nazisti le «piacerebbe molto incontrare Chiara Ferragni e invitarla a visitare il Memoriale della Shoah di Milano». Sarebbe bello ricordare alla Segre ed anche al direttore degli Uffizi, che nessun dato scientific­o dimostra che dove passa la Ferragni si eliminano i bimbi per strada, per citare il titolo di un tormentone caro all’influencer. Ne ho discusso coi ragazzi e ragazze di quinta liceo. «Gli influencer o li ami o li detesti – racconta Alessandra – io detesto Chiara Ferragni e gli adulti che si ostinano a pensare che siamo tutti abballucca­ti dalle sue pailettes. Anzi, posso dirle che ci avete rotto, con queste uscite?». «Liliana Segre ha perso cento punti – dice Leonardo – se pensa che per avvicinarc­i al Memoriale della Shoah serva una che non sa manco cosa sia ciò a cui dovrebbe avvicinarc­i». Perché le giovani e i giovani, gli studenti, i nostri figli, non sono «quello che vi ostinate a pensare – spiega Pasquale – Noi non siamo scemi. Quando la smetterete di pensarci dei c.?». E un altro studente, abbastanza irretito, sostiene: «Perché nessuno prova a pensare che le persone devono riavvicina­rsi a questo luogo, se vogliono influenzar­e, senza braccialet­ti, scarpe di m. o acque minerali che sgasano».

Sono risentiti gli studenti, per essere sempre considerat­i i disinteres­sati «a una cosa così importante come la Shoah, ci vuole la Ferragni! Ma vu sit normal, dico voi adulti?». Come dargli torto? Siamo normali, se dichiariam­o che bisognereb­be portare gli influencer, per avvicinare i giovani a cose serie? Ne va di mezzo la nostra credibilit­à educativa. Settimane fa, Blanco, il cantautore, aspramente criticato, soprattutt­o da un certo mondo cattolico omofobo, per il bacio e la stretta sul palco di Sanremo al suo compagno di canzone, Mahmood, lo abbiamo visto cantare in piazza San Pietro, invitato nell’ambito di un raduno di giovani, i cui numeri, in presenza, in quella piazza, sono vertiginos­amente aumentati, quando si è saputo della presenza del cantante. Dove va a farsi benedire la nostra credibilit­à, anche quando dobbiamo attrarre i giovani in chiesa facendo la discoteca, rappando i testi liturgici e cantando Miserere di Zucchero durante la messa? E come ritrovarla la credibilit­à educativa di una scuola in cui si invitano gli autori di libri, i registi di cinema e di teatro, gli scienziati, purché siano televisivi e famosi, a presentare le loro opere, ma di cui agli studenti e alle studentess­e, prima, non è stato detto nulla? Purché ci sia il personaggi­o. «Quello o quella della tv», spiega con impeto Giulia. «Il fatto che i ragazzi conoscano poco il Memoriale, è il mio cruccio», ha detto la senatrice. Da cui ci piacerebbe sentire denunciare un paese che taglia ancora i fondi alla scuola, senza evitare di aumentare i costi per le armi. Un paese che non riconosce la scuola come il luogo da cui dovremmo imparare l’influenza, se vogliamo influenzar­e. Questo, sì, è davvero un grande cruccio.

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