Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
SEGRE, FERRAGNI E GLI INFLUENCER ADDIO CREDIBILITÀ EDUCATIVA
Signora, donna, senatrice, maestra Liliana Segre, c’era rimasta solo lei. In termini di credibilità. Educativa. Non ci ha lasciati indifferenti la notizia secondo cui alla donna sopravvissuta alla deportazione dei campi di sterminio nazisti le «piacerebbe molto incontrare Chiara Ferragni e invitarla a visitare il Memoriale della Shoah di Milano». Sarebbe bello ricordare alla Segre ed anche al direttore degli Uffizi, che nessun dato scientifico dimostra che dove passa la Ferragni si eliminano i bimbi per strada, per citare il titolo di un tormentone caro all’influencer. Ne ho discusso coi ragazzi e ragazze di quinta liceo. «Gli influencer o li ami o li detesti – racconta Alessandra – io detesto Chiara Ferragni e gli adulti che si ostinano a pensare che siamo tutti abballuccati dalle sue pailettes. Anzi, posso dirle che ci avete rotto, con queste uscite?». «Liliana Segre ha perso cento punti – dice Leonardo – se pensa che per avvicinarci al Memoriale della Shoah serva una che non sa manco cosa sia ciò a cui dovrebbe avvicinarci». Perché le giovani e i giovani, gli studenti, i nostri figli, non sono «quello che vi ostinate a pensare – spiega Pasquale – Noi non siamo scemi. Quando la smetterete di pensarci dei c.?». E un altro studente, abbastanza irretito, sostiene: «Perché nessuno prova a pensare che le persone devono riavvicinarsi a questo luogo, se vogliono influenzare, senza braccialetti, scarpe di m. o acque minerali che sgasano».
Sono risentiti gli studenti, per essere sempre considerati i disinteressati «a una cosa così importante come la Shoah, ci vuole la Ferragni! Ma vu sit normal, dico voi adulti?». Come dargli torto? Siamo normali, se dichiariamo che bisognerebbe portare gli influencer, per avvicinare i giovani a cose serie? Ne va di mezzo la nostra credibilità educativa. Settimane fa, Blanco, il cantautore, aspramente criticato, soprattutto da un certo mondo cattolico omofobo, per il bacio e la stretta sul palco di Sanremo al suo compagno di canzone, Mahmood, lo abbiamo visto cantare in piazza San Pietro, invitato nell’ambito di un raduno di giovani, i cui numeri, in presenza, in quella piazza, sono vertiginosamente aumentati, quando si è saputo della presenza del cantante. Dove va a farsi benedire la nostra credibilità, anche quando dobbiamo attrarre i giovani in chiesa facendo la discoteca, rappando i testi liturgici e cantando Miserere di Zucchero durante la messa? E come ritrovarla la credibilità educativa di una scuola in cui si invitano gli autori di libri, i registi di cinema e di teatro, gli scienziati, purché siano televisivi e famosi, a presentare le loro opere, ma di cui agli studenti e alle studentesse, prima, non è stato detto nulla? Purché ci sia il personaggio. «Quello o quella della tv», spiega con impeto Giulia. «Il fatto che i ragazzi conoscano poco il Memoriale, è il mio cruccio», ha detto la senatrice. Da cui ci piacerebbe sentire denunciare un paese che taglia ancora i fondi alla scuola, senza evitare di aumentare i costi per le armi. Un paese che non riconosce la scuola come il luogo da cui dovremmo imparare l’influenza, se vogliamo influenzare. Questo, sì, è davvero un grande cruccio.