Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
L’attesa tra disperazione e rabbia «Resta un vuoto incolmabile»
I genitori della coppia in lacrime. I legali: mai ci sarà perdono
LECCE Lacrime e silenzio. La mamma di Eleonora piange dopo la lettura della sentenza di condanna all’ergastolo per l’assassino di sua figlia, mentre il papà di Daniele schiva i cronisti, concedendo soltanto un unico mesto e laconico commento mentre si allontana dall’aula bunker del carcere di Lecce: «Nessuna sentenza potrà mai colmare il vuoto che ha lasciato».
Sono le 12.59 quando il giudice Pietro Baffa legge il dispositivo con cui condanna Antonio De Marco al carcere a vita, perché ritenuto colpevole dell’omicidio dell’arbitro leccese Daniele De Santis e della fidanzata Eleonora Manta. Mentre i giudici escono dall’aula, per qualche secondo regna un irreale silenzio. Un silenzio che dura solo pochi istanti, finché la signora Rossana Carpentieri – madre della giovane – crolla sulla sedia e scoppia a piangere. Qualcuno cerca invano di consolarla, riuscendo a bloccare le sue lacrime solo dopo averla portata in disparte. I genitori di Daniele ed Eleonora, presenti assieme ad altri parenti costituitisi parte civile (assenti, invece, i familiari dell’imputato), preferiscono non rilasciare dichiarazioni nell’immediato.
A parlare sono invece gli avvocati che li hanno rappresentati. «È la giusta punizione da un punto di vista della giustizia terrena, ma nessun perdono», dice Mario Fazzini, legale dei genitori di Daniele De Santis. «L’ergastolo era scontato per come sono andati i fatti e per come è giusto che fosse – aggiunge - hanno cercato di avere l’infermità mentale, ma non ci sono riusciti. È un dolore che non ha termine: non c’è stato pentimento da parte del carnefice, figuriamoci adesso perdonarlo. Quello che ha fatto è inqualificabile». «Le sorelle di Daniele sono devastate, il loro dolore è inarrestabile – riferisce l’avvocato Renata Minafra - si può parlare di giustizia perché, come funzione sociale, l’ergastolo è importante per la comunità, ma non ritengo si possa parlare né di soddisfazione né di vittoria: è una sconfitta per tutti. Mi spiace che De Marco non abbia neanche provato a chiedere perdono per quello che ha fatto e spiegare il perché lo ha fatto».
«È stato un dispositivo piuttosto ermetico: aspettiamo le motivazioni della sentenza per valutare se ricorrere in Appello», affermano gli avvocati Andrea Starace e Giovanni Bellisario, difensori di De Marco. «Non siamo mai stati in linea con le conclusioni dei periti della Corte, che hanno escluso ogni vizio di mente: con una perizia di quel tipo – concludono - ci aspettavamo la condanna all’ergastolo».