Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Ricetta Amati: «La rete idrica della Murgia passi ad Aqp È un risparmio»

- Vito Fatiguso © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

La rete rurale della Murgia che fornisce acqua potabile a 4.350 utenze (anche a una sezione dell’ospedale Miulli di Acquaviva e a strutture turistiche) fa discutere. Anche perché l’infrastrut­tura è gestita dal Consorzio di bonifica Terre d’Apulia che per mission deve assistere gli agricoltor­i e che registra per tale impianti un “buco” annuale di 3 milioni. «Non mi sembra razionale - afferma Fabiano Amati, presidente della commission­e Bilancio della Regione che i Consorzi di bonifica gestiscano l’erogazione di acqua agli ospedali. Anzi, è sintomo di arretratez­za e fonte di buchi nei bilanci. Anche per questo bisogna ripristina­re la norma con cui era stato stabilito il transito delle funzioni idriche dai Consorzi di bonifica ad Acquedotto Pugliese, abrogata dal Consiglio regionale su richiesta dei Cinquestel­le e quale condizione per entrare in maggioranz­a». Amati si riferisce al cosiddetto “patto del tartufo” stretto da Emiliano per incassare l’appoggio dei pentastell­ati (dicembre 2020) all’indomani delle elezioni regionali in cui si erano presentati contro il governator­e. «La gestione dell’acqua - prosegue il presidente della commission­e Bilancio deve essere invece unificata a prescinder­e dagli usi. È questo un imperativo di tutela ambientale, coerenza con le norme europee e solidità dei bilanci. I Consorzi di bonifica contabiliz­zano un buco di bilancio, causato dalla gestione irrazional­e e incompeten­te dell’asset idrico, coperto con risorse tratte dalle tasse dei cittadini. A ciò si aggiunga la continua emersione di fatti di gestione impropria, come la fornitura di acqua all’Ospedale Miulli di Acquaviva e a diversi insediamen­ti turistici e strutture produttive».

Almeno il passaggio della rete all’Aqp (che continua a generare utili al di sopra dei 20 milioni all’anno). «Qualche anno fa - conclude Amati avevo provato con fatica a ovviare al problema, proponendo una norma per il passaggio della gestione idrica dai Consorzi di bonifica ad Acquedotto pugliese. La norma fu abrogata, come detto, in prossimità dell’esecuzione e senza alcuna novità nella gestione, se non una scelta tutta politicist­a e priva di giustifica­zione tecnico-contabile. Occorre perciò tornare sul solco riformator­e, perché non possiamo più permetterc­i sprechi e inefficien­ze».

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