Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Le visioni dello studio Hipgnosis I Pink Floyd, i Led Zeppelin e gli altri

Sarà il MarTa a ospitare la grande mostra dedicata alle copertine di dischi realizzate da Thorgerson e Powell

- Francesco Mazzotta

«Ecco, dobbiamo farle così», esclamaron­o Storm Thorgerson e Aubrey Powell quando videro la copertina di Sgt. Pepper’s dei Beatles. L’album era stato registrato nello Studio 3 della Emi, la porta accanto a quella in cui i Pink Floyd stavano contempora­neamente lavorando al loro album d’esordio, The Piper at the Gates of Dawn. Il disco di Syd Barrett e soci uscì nell’agosto del 1967. Sulla cover, uno scatto del fotografo inglese di origini indiane Vic Singh. Si vede la band scomposta in un’immagine psichedeli­ca grazie all’utilizzo di una lente prismatica regalata a Singh da George Harrison. Thorgerson e Powell, che hanno fondato lo studio Hipgnosis, sono in cerca di clienti. E un anno dopo sono loro a firmare la copertina del secondo album dei Pink Floyd, A Saucerful of Secrets. Un fatto straordina­rio. È, infatti, solo la seconda volta che la Emi si affida a degli esterni: la prima è avvenuta proprio con Sgt. Pepper’s dei Beatles.

In A Saucerful of Secrets Barrett appare solo in un pezzo, Jugband Blues. Roger Waters, Nick Mason e Richard Wright lo hanno sostituito con David Gilmour. La band sta per prendere altre strade sonore. E ad accompagna­rla visivament­e in quest’avventura ci sarà lo studio Hipgnosis. Escono More, il doppio Ummagumma e Atom Heart Mother, l’album delle mucche. «Quella della copertina non faceva altro che fissarci, quando la inquadramm­o», ricorda Powell, che parla anche a nome di Thorgerson, morto di cancro nel 2013. Seguono Obscured by Clouds e, nel 1973, il capolavoro, The Dark Side of the Moon. Durante le sessioni in studio, Thorgerson e Powell vanno a trovare il gruppo ad Abbey Road. «Il disco era pronto, volevano qualcosa di fico, finché nei giorni successivi - dice Powell - sfogliando un vecchio libro di fisica, non mi sono imbattuto nell’immagine del prisma con un arcobaleno». Ecco raccontata in poche parole la nascita di un oggetto di culto, al quale è legata l’immagine stessa dei Pink Floyd.

Può contenderg­li il primato solo la cover dell’opera rock The Wall, che peraltro non è dello studio Hipgnosis e naturalmen­te non farà parte della mostra al Museo MarTa curata per il Medimex dal 16 giugno al 17 luglio da Ono Arte Contempora­nea, «Hipgnosis Studio: Pink Floyd and Beyond», così intitolata perché «oltre» alle copertine dei Pink Floyd l’esposizion­e si allarga ai Led Zeppelin, che si rivolsero per la prima volta a Thorgerson e Powell per Houses of the Holy, uscito nel 1973. Ci sono anche i Genesis di The Lamb Lies Down on Broadway, A Trick of the Tail, Wind & Wuthering e …And Then There Were Three. E c’è anche una sezione riservata ai Rolling Stones, altri clienti di lusso.

Tutto raccolto in 55 opere in grande formato, comprenden­ti anche i lavori preparator­i e gli out-take. Tra le altre copertine dei Floyd, quella di Wish You Were Here, un disco-denuncia sull’ipocrisia dell’industria musicale, rappresent­ata dall’immagine di un uomo che prende fuoco mentre, evidenteme­nte, stringe la mano al boss di una major. Per quello scatto Powell fece quindici clic. Uno è diventato leggenda.

 ?? ??
 ?? ??
 ?? ??
 ?? ?? Immagini di culto
A destra, la famosa copertina della «mucca» di Atom Heart Mother, quinto album dei Pink Floyd (1970) Sotto, da sinistra, particolar­i delle copertine di un altro album leggendari­o dei Pink Floyd, The Dark Side of the Moon (1973), di Houses of the Holy dei Led Zeppelin (1973) e Peter Gabriel (1978)
Immagini di culto A destra, la famosa copertina della «mucca» di Atom Heart Mother, quinto album dei Pink Floyd (1970) Sotto, da sinistra, particolar­i delle copertine di un altro album leggendari­o dei Pink Floyd, The Dark Side of the Moon (1973), di Houses of the Holy dei Led Zeppelin (1973) e Peter Gabriel (1978)

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy