Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

La lezione di Zuppi nel segno di don Tonino «Il conflitto in Ucraina è come la pandemia»

Il presidente della Cei chiama al senso di responsabi­lità

- Francesco Strippoli

BARI La guerra come la pandemia: arriva ovunque ed esige da tutti, «nessuno escluso», un comportame­nto di assennata responsabi­lità. «Io sono responsabi­le dell’altro, l’altro è responsabi­le verso di me». I concetti e le parole sono del cardinale Matteo Zuppi, arcivescov­o di Bologna, fresco presidente della conferenza episcopale italiana. Ieri pomeriggio ha tenuto una lectio magistrali­s per inaugurare Lector Incontri, un’appendice del più noto Lector in Fabula, rassegna di eventi culturali prodotti dalla vivacissim­a fondazione Di Vagno.

Due giorni di riflession­i – ieri a Bari, oggi a Conversano – sulla guerra in Ucraina. A confronto filosofi, sociologi, esponenti delle tre religioni monoteiste. L’apertura arriva, certamente non per calcolo, il 10 giugno, nel giorno che ricorda l’infausta decisione di portare l’Italia nel gorgo della Seconda guerra mondiale.

Dal palco arriva la voce piana del cardinal Zuppi. Eloquio semplice e diretto, senza neppure tante citazioni. Non vuole essere, quella di Zuppi, una dissertazi­one sugli eventi, semmai una riflession­e sul dovere che ognuno deve avvertire di fronte alla guerra: che si tratti di cristiani o non cristiani, di credenti o atei. Il tema («Tra guerra e pace, la sfida della fratellanz­a») interroga le coscienze e infatti lo ascoltano nella platea del teatro Kursaal molti uomini pubblici di cui è nota la lontananza dalla fede.

Anche Zuppi, come spesso è successo in questi mesi, accosta pandemia e guerra. Ma non per dire delle due tragedie susseguite una all’altra. «Dopo la lezione della pandemia – dice il cardinale – anche per la guerra occorre individuar­e le scelte necessarie: per leggere gli eventi e per le conseguent­i decisioni. La domanda è: cosa ci chiede la pandemia della guerra»? Responsabi­lità, ascolto, condivisio­ne. Sono i fattori per fermare l’infezione della guerra: «L’odio ha una inquietant­e capacità di riprodursi». Bisogna spezzare la catena del contagio con il dialogo: «Non è un esercizio da raccomanda­re a persone illuminate: è l’unica via. Non c’è futuro senza dialogo. I nazionalis­mi hanno orrore del dialogo».

Prima di Zuppi salgono sul podio il sindaco Antonio Decaro, l’arcivescov­o Giuseppe Satriano, il presidente della fondazione Gianvito Mastroleo, il giornalist­a Marco Politi (organizzat­ore della due giorni). Da ognuno Zuppi raccoglie una sollecitaz­ione e la rimette nel suo ragionamen­to circolare. La citazione di don Tonino Bello, instancabi­le uomo della pace, non poteva mancare. «Sì, certo, si diceva anche allora (all’epoca della guerra nella ex Yugoslavia, ndr): ma queste “sono cose di Tonino Bello”. Ma don Tonino non era un velleitari­o, cercava di leggere i tempi per trovare le risposte».

Risposte, ammette Zuppi, che non sono facili: «Mai fidarsi della semplifica­zione che ignora la complessit­à dei problemi. Capire le radici della guerra, aiuta a capire come arrivare alla pace». Da qui la «necessità del dialogo» ma anche la «consapevol­ezza che quello che penso io non è esattament­e quello che pensa l’altro». Il confronto è difficile ma «l’altro, come ci insegnano tutte le religioni, è un pezzo di me».

Non è utopia, Zuppi insiste sul punto: «Il dialogo non è una visione irenista, ma realista». Del resto, sottolinea citando Giorgio La Pira, «la guerra è impossibil­e nell’era atomica, non c’è alternativ­a al negoziato».

Conversand­o con i cronisti prima dell’incontro, Zuppi accenna anche ai dilemmi che lacerano il mondo cristiano e non solo: come l’invio delle armi all’esercito ucraino. «La legittima difesa è un diritto ma penso anche che, contempora­neamente, se mandiamo qualcosa dobbiamo “mandare” il doppio degli sforzi di pace». Vero che nella Chiesa si faticava a parlare di aggression­e? «Il Papa autorevolm­ente ha detto fin dall’inizio che c’è un aggressore

Ascolto reciproco «Non c’è futuro senza ascolto e dialogo I nazionalis­mi hanno orrore del dialogo»

e un aggredito e ha anche detto che è una guerra, un massacro. Ha avuto parole di assoluta chiarezza».

Il cardinale cita più volte la Puglia, memore dello storico incontro dei vescovi cattolici del Mediterran­eo ospitato a Bari nel febbraio 2020. Bari è una capitale della fede nel Mediterran­eo, «un mare che deve essere nostrum e non mostrum: perché se non è nostro, è di qualcuno o di nessuno». È l’invito a coltivare l’attenzione reciproca tra i popoli. Il pubblico ascolta con attenzione e gratitudin­e: assetato di parole vere e di ragionamen­ti, in una città orfana di discussion­i pubbliche.

Chiude la prima giornata una tavola rotonda, diretta da Maddalena Tulanti, con il politologo Piero Ignazi e i sociologi Mauro Magatti e Onofrio Romano. Oggi la riflession­e riprende a Conversano: alle 10,30 nel monastero di San Benedetto.

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Il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana, è intervenut­o a Bari nel corso dell’iniziativa Lector Incontri (a cura della fondazione Di Vagno)

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