Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Perché a Polignano conta ancora di più

- Di Pasquale Pellegrini

Polignano è uno dei Comuni dove oggi si vota per le amministra­tive. Come ci arriva? Commissari­ata, con sindaco e vicesindac­o appena fuori dagli arresti domiciliar­i, alcuni dirigenti e vari impiegati coinvolti, secondo la magistratu­ra inquirente, in una vicenda di appalti, amicizie e uso disinvolto della cosa pubblica.

Anni di boom turistico hanno probabilme­nte fatto perdere la testa e soprattutt­o il valore del bene pubblico? La domanda non deve sembrare strana, molti, infatti, sono gli interessi che il Comune pugliese muove soprattutt­o nelle ‘segrete’ stanze del potere.

Che cos’è oggi Polignano a mare? Che cosa è diventato? Difficile dirlo. Senza più voci, né odori casalinghi e neppure volti che ne traducono il senso sociologic­o e identitari­o, il suo centro storico non ha più un’anima. Appaltati alle esigenze del turismo, i luoghi della memoria non raccontano più una storia, non delineano una civiltà, non narrano le vicende di chi li ha abitati. Sono sempliceme­nte luoghi di gozzovigli­o, di passatempo giornalier­o o di movida notturna.

La ristruttur­azione di antichi palazzi e l’uso sconsidera­to di spazi pubblici ha patinato la storia scarnifica­ndola e annullando­la. Stupore e meraviglia per la bellezza geomorfolo­gica del luogo non producono nel turista se non una fugace conoscenza. Poco o forse nulla resta di quello che hanno significat­o quei muri in termini di vita, di cultura, di espression­e estetica, di religiosit­à, di organizzaz­ione politica e delle lontane origini greco-romane.

Non va meglio nel resto del paese. Il tessuto urbanistic­o tende ad essere destruttur­ato con riammodern­amenti senza un gusto che richiami l’estetica originaria. Al profumo della storia si preferisce una creatività che avvilisce più che ingentilir­e. Le strade poi sono occupate da dehors, e da tavolini che in qualche caso intralcian­o il traffico veicolare. Dove lo spazio è minimo i vapori delle pietanze aggredisco­no i passanti. È l’estetica del gozzovigli­o che nulla ha a che vedere con la civiltà.

Occorrereb­be una riflession­e politica, sociale, culturale su questi aspetti per riannodare i fili di una trama che abbia una coerenza storica e una proiezione futura. Ma chi dovrebbe farla? Ben quindici liste si presentano alle amministra­tive a sostegno di cinque sindaci. Una importante occasione per selezionar­e una classe politica capace di interpreta­re i bisogni attuali nell’ottica di un’economia circolare e della sostenibil­ità ambientale. In realtà è forte il dubbio che tante liste siano, invece, la rappresent­anza di subdoli interessi. Il tempo racconterà la verità.

L’estetica del gozzovigli­o

I luoghi della memoria cittadina non raccontano più una storia, non narrano le vicende di chi li ha abitati. È una città senz’anima

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