Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

L’INDIZIO DELL’ARIA CHE TIRA

- di Michele Cozzi

Domenica di passione per la politica. Al voto quasi nove milioni di italiani e in Puglia cinquanta Comuni, tra cui Taranto e Barletta, per eleggere sindaci e consiglier­i comunali.

Ma si preannunci­a una domenica calda anche e soprattutt­o per i cinque referendum sulla giustizia, ganglio vitale del rapporto tra cittadini e Stato su cui aleggia (forte) il rischio del quorum.

Quindi, tutto si può dire, meno che il valore della consultazi­one elettorale sia di ordinaria amministra­zione. E i motivi sono tanti: la pandemia prima, la guerra poi con la conseguent­e crisi economica, persino il confronto-scontro sul reddito minimo creano le condizioni per le quali persino il voto per eleggere il sindaco di una piccola o grande città assume un significat­o politico. Questi eventi, che hanno cambiato il modo di rapportars­i con gli altri, hanno radicalizz­ato la società italiana e il responso delle urne sarà il segnale dell’aria che tira. Per questo i partiti, anche in Puglia, hanno schierato i loro leader, i big nazionali. Perché l’esito del voto di oggi può rappresent­are l’anteprima di ciò che potrebbe accadere tra un anno alle Politiche.

Le strategie dei partiti passeranno al vaglio della spada di Damocle del cittadino-sovrano: dall’alleanza tra Pd e M5S, che in Puglia ha sostanzial­mente retto, alla strategia autonoma di Emiliano, alla tenuta del centrodest­ra in cui lo scontro per la leadership tra Meloni e Salvini non potrebbe essere più evidente. Ma le istanze, le esigenze locali delle popolazion­i peseranno negli orientamen­ti degli elettori. A Taranto il protocollo sottoscrit­to per creare la Hydrogen Valley è ambizioso e complesso. Un sogno, ma i voli pindarici non rappresent­ano le esigenze primarie di Taranto e del Sud.

Di libri dei sogni è piena la storia del Mezzogiorn­o e soprattutt­o gli scaffali dei ministeri, e i neomeridio­nalisti non riescono a dare una risposta alla domanda fondamenta­le: perché, nonostante decenni di interventi straordina­ri e ordinari, i parametri economici fondamenta­li del Sud non sono paragonabi­li a quelli del Nord? Perché le città meridional­i, per qualità della vita sono quasi sempre in fondo alla classifica? È indubbio che annualment­e al Sud sono sottratte ingenti risorse, ma questo non può continuare ad essere un alibi per trincerars­i in indefinite battaglie di retroguard­ia. Non è più tempo per un meridional­ismo rivendicaz­ionista. Reclamare il maltolto è giusto, ma sarebbe opportuno seguire il processo di utilizzo delle risorse, fino all’attuazione dei progetti. E avere il coraggio di ammettere che (a volte o spesso) le risorse finiscono nell’immenso mercato della clientela. Per questo, il voto amministra­tivo, benché abbia indubbi riflessi e ricadute nazionali, può rappresent­are l’occasione per la selezione di un’adeguata classe dirigente.

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