Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

IL DOPPIO VOLTO DELLE COMUNALI

- Di Michele Cozzi

La politica pugliese dimostra di essere ricca di sorprese. In grado di suscitare, alimentare e fagocitare velocement­e esperiment­i di laboratori­o. È così dalla fine del duopolio Dc-Pci: prima con la primavera socialista del craxismo imperante, poi col tatarellis­mo, versione nazional-popolare ed ecumenica della nuova destra, successiva­mente col vendolismo, prima variante del populismo di sinistra, con il grillismo che ha ballato una sola estate, e infine con l’emilianism­o, populismo a più facce, avvenirist­ico e avventuros­o allo stesso tempo. Terra di speranze, ideali, ma anche di malinconic­a rassegnazi­one. Terra che guarda in avanti, ma che con la stessa velocità nei momenti bui si rifugia nell’usato sicuro.

Dal voto delle amministra­tive di domenica emergono tendenze contraddit­torie, a conferma del volto di «giano bifronte» della politica pugliese. Così se a livello nazionale, il centrodest­ra conferma di avere le vele piene di vento, direzione Palazzo Chigi, in Puglia la coalizione arranca, e non riesce a sfondare. La Meloni ha messo la freccia del sorpasso su Salvini, ma il ricordo della Puglia moderata appare sempre più sbiadito. Qualche sporadico successo non smentisce un andamento che, in controtend­enza rispetto al trend nazionale, appare in salita. Così, finalmente, il gruppo dirigente pugliese, dopo la «scottatura» del caso Taranto, sarà chiamato a correre ai ripari, a scelte dolorose, per promuovere una nuova classe dirigente e soprattutt­o una politica fatta di idee e progetti e non solo di slogan. Andare a caccia di esponenti della sinistra approdati a destra, come emerso prima alle Comunali di Bari del 2019 e ora a Taranto, non appare la strada vincente. Soprattutt­o sembra una scorciatoi­a non condivisa dall’elettorato di destra che è mediamente più radicalizz­ato di quello di sinistra.

Non è andata bene, per usare un eufemismo, al M5S. Che in Puglia alle politiche aveva sbaragliat­o il campo, esprimendo il malcontent­o di destra e di sinistra. Tutte le motivazion­i esposte dal leader Giuseppe Conte per spiegare il flop hanno una punta di verità: le amministra­tive non sono il terreno privilegia­to per i grillini, la rivoluzion­e organizzat­iva annunciata dall’«avvocato del popolo» tarda a partire, il contrasto con gli oppositori interni (Di Maio) e esterni (Di Battista) logora il Movimento. I problemi nazionali risultano ingigantit­i nel contesto pugliese, con gran parte del gruppo regionale che è entrata nell’orbita del soleEmilia­no.

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