Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
IL DOPPIO VOLTO DELLE COMUNALI
La politica pugliese dimostra di essere ricca di sorprese. In grado di suscitare, alimentare e fagocitare velocemente esperimenti di laboratorio. È così dalla fine del duopolio Dc-Pci: prima con la primavera socialista del craxismo imperante, poi col tatarellismo, versione nazional-popolare ed ecumenica della nuova destra, successivamente col vendolismo, prima variante del populismo di sinistra, con il grillismo che ha ballato una sola estate, e infine con l’emilianismo, populismo a più facce, avveniristico e avventuroso allo stesso tempo. Terra di speranze, ideali, ma anche di malinconica rassegnazione. Terra che guarda in avanti, ma che con la stessa velocità nei momenti bui si rifugia nell’usato sicuro.
Dal voto delle amministrative di domenica emergono tendenze contraddittorie, a conferma del volto di «giano bifronte» della politica pugliese. Così se a livello nazionale, il centrodestra conferma di avere le vele piene di vento, direzione Palazzo Chigi, in Puglia la coalizione arranca, e non riesce a sfondare. La Meloni ha messo la freccia del sorpasso su Salvini, ma il ricordo della Puglia moderata appare sempre più sbiadito. Qualche sporadico successo non smentisce un andamento che, in controtendenza rispetto al trend nazionale, appare in salita. Così, finalmente, il gruppo dirigente pugliese, dopo la «scottatura» del caso Taranto, sarà chiamato a correre ai ripari, a scelte dolorose, per promuovere una nuova classe dirigente e soprattutto una politica fatta di idee e progetti e non solo di slogan. Andare a caccia di esponenti della sinistra approdati a destra, come emerso prima alle Comunali di Bari del 2019 e ora a Taranto, non appare la strada vincente. Soprattutto sembra una scorciatoia non condivisa dall’elettorato di destra che è mediamente più radicalizzato di quello di sinistra.
Non è andata bene, per usare un eufemismo, al M5S. Che in Puglia alle politiche aveva sbaragliato il campo, esprimendo il malcontento di destra e di sinistra. Tutte le motivazioni esposte dal leader Giuseppe Conte per spiegare il flop hanno una punta di verità: le amministrative non sono il terreno privilegiato per i grillini, la rivoluzione organizzativa annunciata dall’«avvocato del popolo» tarda a partire, il contrasto con gli oppositori interni (Di Maio) e esterni (Di Battista) logora il Movimento. I problemi nazionali risultano ingigantiti nel contesto pugliese, con gran parte del gruppo regionale che è entrata nell’orbita del soleEmiliano.