Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
L’autodifesa di Gemmato «Vediamo i segni della ripresa»
Il leader meloniano loda la coalizione
Marcello Gemmato, coordinatore regionale di Fratelli d’Italia, non boccia completamente il centrodestra che esce con le ossa rotte da queste amministrative in Puglia. Dice: «Dopo la batosta alle Regionali c’è un segnale di ripresa della coalizione. Abbiamo sindaci e consiglieri eletti in tanti consigli comunali».
BARI Marcello Gemmato, coordinatore regionale di Fratelli d’Italia, analizza e spiega: «Fratelli d’Italia è, anche in Puglia, il secondo partito dopo il Pd e il primo partito del centrodestra. Abbiamo presentato la nostra lista in 14 comuni su 18 e abbiamo ottenuto risultati positivi».
Su 14 comuni sono stati eletti al primo turno solo due sindaci di centrodestra.
«Abbiamo vinto con candidati sindaci indicati da noi a Sava e a Canosa, dove governava il M5S e il nostro partito si attesta al 25% e a Castellaneta la vittoria non è arrivata solo per un soffio. Anche qui la lista di FdI raggiunge l’11,5%. C’è poi il secondo turno di ballottaggio da giocarci con Barletta, che è importante come capoluogo di provincia e dove abbiamo ottime possibilità di farcela. Fratelli d’Italia ha avuto anche lì un risultato più che soddisfacente con l’8% circa. Anche a Santeramo andiamo al ballottaggio con Michela Nocco e la nostra lista a quasi il 12%».
Ma la coalizione non ha portato a casa molti risultati.
«Dipende dal punto di partenza. Certo, non possiamo dire che stiamo vincendo, ma c’è un segnale di ripresa del centrodestra. Abbiamo messo tanti segni più laddove non c’eravamo neanche. Oggi abbiamo i sindaci e in tanti comuni dove non vinciamo abbiamo comunque gli eletti nei consigli comunali. Non le sfuggirà che il centrodestra perde da vent’anni. Fino a qualche mese fa in alcuni comuni si profilava la contrapposizione fra candidato del Pd e candidato delle liste civiche di Emiliano. Negli ultimi mesi, complice anche l’unità che abbiamo raggiunto in quasi tutti i comuni pugliesi, siamo riusciti a fare la differenza. In una Puglia che, dopo la sconfitta alle regionali, si era completamente consegnata ad Emiliano, oggi il centrodestra comincia a rimettere delle bandierine».
A Taranto pensate di aver sbagliato a non puntare su un candidato identitario?
«Musillo non è un candidato identitario, ma è anche vero che nel 99% dei casi il sindaco uscente viene riconfermato. Se a questo si aggiunge il fatto che i sindaci hanno come prima interlocuzione il livello regionale, è facile intuire che c’è un condizionamento. In ogni caso, abbiamo scelto di fare un esercizio di centrodestra unito contaminato col civismo. Difendo questa scelta con una annotazione: non è che se Emiliano chiama Rocco Palese a fare l’assessore regionale alla sanità, si tratta di una grande operazione da statista politico. E invece se il centrodestra prende un pezzo di civismo della stesa parte e lo candida a sindaco è una mancanza di identità».
Con il simbolo della Lega nelle liste l’alleanza avrebbe avuto risultati più rotondi
A Taranto c’è stato un atteggiamento rinunciatario da parte del centrodestra? È stata notata l’assenza di Giorgia Meloni.
«Meloni non è stata a Taranto solo perché non può essere dappertutto. Era da Vespa a Manduria? C’è stato un contrattempo. Comunque il nostro apporto, come si vede dai numeri, non è mancato».
In molti comuni, il simbolo di un alleato importante della coalizione, come la Lega di Salvini, è scomparso dal radar delle liste.
«È ovvio che se ci fossero tutti i partiti del centrodestra ci renderemmo più leggibili al nostro elettorato e avremmo risultati più rotondi».