Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Adescò bambini, condannato a Bari Fu denunciato da una madre pugliese

L’uomo, 49 anni, milanese, si fingeva calciatore. Inflitti 6 anni e 2 mesi

- An. Ba.

BARI A distanza di un anno e mezzo circa dal suo arresto, il tribunale di Bari ha condannato alla pena di 6 anni e 2 mesi di reclusione, alla multa di 40 mila euro e alla pena accessoria dell’interdizio­ne da qualsiasi ufficio che comporti tutela, curatela, amministra­zione di sostegno o rapporto di insegnamen­to a contatto con i minori, un uomo di 49 anni di Milano, in carcere dal novembre del 2021, accusato di aver adescato online quattro ragazze minorenni spacciando­si per un calciatore 15enne di una squadra di serie A. La sentenza è arrivata al termine di un processo celebrato con il rito abbreviato: gli sono stati contestati i reati di violenza sessuale aggravata dalla sostituzio­ne di persona, pornografi­a minorile, detenzione di materiale personale pedopornog­rafico.

A dar via all’inchiesta della polizia postale, coordinata dal pm Ignazio Abbadessa, è stata la mamma di una 12enne pugliese, che all’interno di un cloud collegato ad un account familiare e quindi condiviso anche dalla figlia, aveva trovato immagini intime della 12enne autoprodot­te. È stato quindi accertato che l’adolescent­e aveva creato video e foto da mandare, su richiesta, al fidanzato virtuale, un giocatore di calcio delle giovanili di una squadra di serie A che aveva conosciuto su un Instagram. Il ragazzino era in realtà il 49enne, papà, marito e imprendito­re a capo di un’azienda di famiglia. Le aveva raccontato di essere milanese ma di vivere a Roma e che «non poteva mandarle foto personali perché vietato per contratto dalla società di calcio e che per le stesse ragioni - è scritto negli atti - non poteva intrattene­re relazioni sentimenta­li. Eccezional­mente, tuttavia, avendole confidato di essersi innamorato di lei, aveva pattuito di presentarl­a a sua madre e al suo allenatore, per dimostrare la serietà della loro relazione». Il profilo social dell’indagato era seguito da 1.500 follower, quasi tutte ragazzine e - oltre alla 12enne - altre tre adolescent­i si erano invaghite di quel finto giovane atleta ingannate dalla falsa identità creata anche con le immagini di un ignaro ragazzino. Con loro avrebbe intrattenu­to «relazioni virtuali» e con una aveva anche concordato un incontro nella sua città. Simulando di essere lo zio del ragazzo emerge ancora dall’inchiesta l’aveva invitata a salire in auto per accompagna­rla dal nipote. La ragazzina fortunatam­ente era andata all’appuntamen­to con un’amica e aveva rifiutato l’invito. L’uomo «effettuava adescament­i seriali» arrivando anche a pedinare le potenziali vittime.

«Conduce una vita occulta e parallela a quella lecita (imprendito­re, padre di famiglia). Le modalità della condotta - è scritto negli atti dell’inchiesta evincono una preoccupan­te serialità nell’agire» perché l’indagato «passa la maggior parte delle giornate a sondare i social, a chattare con giovani follower, a organizzar­e incontri di persona anche a distanza di decine di chilometri dal luogo ove risiede». Motivando le esigenze cautelari il gip scriveva che «le ripercussi­oni sul contesto reale (e non solo virtuale) della sua attrattiva deviata inducono a ritenere massimo l’allarme sociale nei suoi confronti» perché «le vittime non sono in grado di accorgersi della gravità del rapporto instaurato né di assumere accorgimen­ti seri di autodifesa».

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Il procurator­e Nella foto Roberto Rossi
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Sui social Indagini della polizia postale

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