Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
«Idrogeno e mobilità Il futuro parte da qui»
Sergio Camporeale, docente del Politecnico di Bari «Le fonti fossili legate alle vicende geopolitiche»
L’automotive pugliese sembra in balìa di una tempesta perfetta. Per uscirne, ora più che mai, si confida soprattutto nell’ottimismo della ragione del Politecnico di Bari, che «da 30 anni – rileva Sergio Camporeale, docente nell’ateneo in motori a combustione interna, sistemi energetici avanzati e produzione distribuita dell’energia - persegue l’obiettivo di rendere il territorio attrattivo per nuovi investimenti. Ora può e deve puntare a diventarlo sui fronti mobilità sostenibile, digitale e nuovi combustibili, come lo è stata in passato per il common rail».
Come?
«Investendo in ricerca e formazione, creando sinergie tra mondo della ricerca e aziende del territorio».
E al Politecnico?
«Vari progetti di ricerca che derivano dal Pnrr. Uno, su scala nazionale, sull’impiego dell’idrogeno nella mobilità, sia nei sistemi di propulsione che nelle infrastrutture per l’alimentazione dei veicoli. E un altro sulle energie del futuro. Tra tutte, l’idrogeno può avere un ruolo importante, soprattutto se verde. Nostri gruppi di ricerca ne studiano l’integrazione con le reti alimentate da fonti rinnovabili». Ha costi ancora elevati? «Un anno fa le avrei risposto “sì”. Ma, dopo i forti rincari e le fluttuazioni del prezzo del gas, la situazione è cambiata. E, al di là del prezzo, la prospettiva, dopo la guerra in Ucraina, è quella di eliminare le fonti fossili in tempi più rapidi di quanto previsto da Cop21 e 26».
E l’auto del futuro?
«Difficile dirlo. Ci sono ancora troppi elementi di incertezza. Per ridurre le emissioni in città sembra imporsi la mobilità elettrica, con mezzi condivisi più che di proprietà. Purché si investa in infrastrutture di ricarica, ancora poche, soprattutto al Sud, e sulla ricerca di nuove batterie e sull’uso delle energie rinnovabili per produrre energia elettrica. Si tenga conto che, sotto un certo chilometraggio, oggi l’auto elettrica è meno sostenibile di quella convenzionale, se ne consideriamo l’intero ciclo di vita».
Il destino delle fonti fossili? «Ora è legato anche alle vicende geopolitiche. Potrebbero rimpiazzarle i combustibili liquidi da fonti rinnovabili, neutri per emissioni di CO2 o di altri gas climalteranti, e con infrastrutture più semplici per distribuzione e stoccaggio rispetto all’idrogeno. Quest’ultimo però consente rifornimenti più rapidi e più autonomia rispetto all’elettrico. Ha ancora criticità ma per i grandi motori è tra le strade più percorribili, applicabile, magari con tecnologie ibride, anche a navi, aerei e treni. Non a caso l’anno scorso abbiamo stipulato accordi di ricerca con Isotta Fraschini, Bosch e AvioAero».
È solo un sogno una Hydrogen valley in Puglia?
«No. Ma è complicato far convergere tanti interessi e superare vari ostacoli burocratici per creare aree dove integrare le reti di produzione di fonti rinnovabili con produzione e stoccaggio dell’idrogeno. La politica, però, mi pare sempre più sensibile al tema».