Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
L’insidia doppia
Il problema, insomma, non è solo di stampo amministrativo, come quando, per esempio, diversi Comuni rientranti nello stesso comprensorio territoriale, si consorziano per scopi collettivi, ciascuno con l’impegno di una quota delle risorse in cassa. Qualcuno deve spiegare al Paese se intende tornare a modificare il Titolo V della Costituzione, o se spera di procedere con qualche leggina minimalista, affinché nessuno si accorga del valore politico del disegno di intaccare il solidarismo fiscale, cardine dell’economia del nostro Paese.
In via generale, va subito detto che non
è possibile mettere le mani sulla Carta costituzionale, come è stato fatto più di una volta nel XXI secolo. La Costituzione ha il compito di dare costrutto giuridico allo Stato, forma e regola di fondo; diversamente potremmo parlare di semplice statuto o di una legge suprema, laddove alla nascita della Repubblica si scelse la via della Costituente e poi di una Costituzione che escludeva federalismo e regionalismo, e stabiliva una procedura complessa, da ripetere due volte, per qualsiasi cambiamento. Un così rigoroso margine di salvaguardia della Costituzione oggi deve essere richiamato, anche se i sostenitori di una nuova distribuzione dei poteri fra centro e periferia regionale dovessero scegliere il mezzo di una comoda leggina che celi la valenza politica della loro operazione.
Il confronto già avviato nel Consiglio regionale pugliese non lascia tranquilli; alcuni gruppi puntano ad evitare che il prossimo volume di spesa sia registrato
sulla spesa definita nel passato, e hanno visto nella parificazione dei livelli essenziali di prestazioni (Lep) un baluardo preliminare alla definizione del potenziale di spesa per il futuro. È un avvertimento fondato; ma lascia la questione nel ventre di un economicismo che non mette in campo tutte le difese contro un’insidia alla Costituzione capace di modificare la natura del nostro Stato, con tutte le sue regole di democrazia e di rispetto eguale delle leggi, essendo eguali le leggi stesse, dalle Alpi all’ultima punta della Sicilia. Al momento non è certo che i partiti intendano evitare ogni rischio di federalismo sostanziale comunque mascherato; se è così, allora si muova concretamente il Mezzogiorno, per scongiurare che un apparente vantaggio nella spesa di una regione pseudo-sovrana, comprometta nel profondo l’eguaglianza di tutte le regioni e l’eguaglianza di tutti i cittadini, lasciando tal quale il divario fra Nord e Sud.