Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Profumo di elezioni
Siamo agli sgoccioli di un’elezione locale. Fra due giorni si elegge il sindaco, si rinnova il Consiglio comunale. Fra ventiquattro ore si sbaracca, poi non resterà che tirare le somme. Un paio di candidati che corrono assieme salutano gli elettori, con l’ultimo appello al voto. Siamo in un sobborgo ai margini di una cittadina chissà ancora per quanto industriale. Ci troviamo in Padania, il Po è in eccezionale periodo di magra, da vero simbolo e padre di questa Nazione. Il Grande Fiume – poca cosa a confronto del Reno o del Danubio – appare stremato; dal suo fondale in secca biancheggiano ossa di animali preistorici. Il Po è vecchio oltre misura: un vero italiano, il primo degli italiani.
Intanto, in quest’area verde, il sole arroventa le teste canute, le chieriche e le tinture di potenziali elettori ed elettrici. Un campione senile, una rappresentanza di italiani che avvertono ancora il riflesso condizionato della politica. Dio come siamo diventati vecchi... In mezzo a questi simpatizzanti raccogliticci dei due candidati, impossibile imbattersi in una capigliatura non bianca. Le chiome sfibrate, i capelli diradati di un’intera società. I ragazzi sono altrove, sanno che le decisioni sono già state prese altrove: a Bruxelles, a Washington. Dunque il tempo lo spendono per salvarsi da soli in qualche modo, o per ottundersi più o meno in compagnia, in qualche maniera. Nemmeno i quaranta-cinquantenni riescono a trovare un senso in queste ritualità sopravvissute alla politica di un tempo. L’ultima fiammata retorica per rianimare gli indecisi. La bicchierata allestita in questi giardini pubblici, fiore all’occhiello dell’amministrazione pubblica che, oramai, può occuparsi principalmente di fiori.
«Perché sono qui?”, sembra chiedersi un vecchietto al mio fianco, sfiancato da anni di Fiat e che ora, in pensione, si gode il vuoto. Io almeno ho una risposta: lei, la candidata, prima ci siamo baciati sulla guancia. Indossa un abito scuro con dei piccoli motivi floreali. Accoglie i simpatizzanti sul prato come una padrona di casa con gli ospiti di un party. Ha optato per un make-up molto lieve, per il ritegno di un’avvenenza troppo sfacciata. Tanto risulta bella lo stesso, per il disegno dei lineamenti regolari e naturali. Io sono nauseato dagli zigomi rimpolpati e dalle labbra gommose che vedo affiorare dovunque. Dio ti benedica anche per questo!
Nel frattempo la moglie dell’altro candidato – stessa lista, i due nomi abbinati nei volantini – cerca di smerciare un po’ di santini elettorali, avanzi della campagna. È una signora che sbandiera il suo fresco pensionamento, oltremodo garrula. Mi sottraggo alla distribuzione, spiego che risiedo altrove, non sono chiamato a votare. L’occhiata sbieca di questa donna: e allora che ci fai qui?
La mia candidata ha i capelli corti. Un taglio da ragazzo, una testa graziosa eccitante da accarezzare. La sua nuca indifesa ha una lieve peluria, mi piacerebbe soffiarvi sopra. Così: per metterla in imbarazzo, per insufflarle un brivido di piacere capace di diramarsi fino alla punta dei suoi piedi. Nel frattempo i vecchi elettori brontolano, motteggiano, si stupiscono reciprocamente di essere ancora in vita. I loro figli disertano queste occasioni elettorali, molti di loro hanno dovuto trapiantarsi all’estero, a far fruttare altre economie. Mi viene in mente che l’età media di questa riunione politica non si discosta da quella di una presentazione libraria. La stessa abitudine, la stessa forza d’inerzia a compiere atti anacronistici (leggere, votare) che pertiene allo strato meno giovane della popolazione. Quando sto per cedere allo scoramento, di solito viro con la fantasia sul desiderio. Le fisso i piedi, la mia candidata calza dei sandali. Mi sembrano austeri, lei dovrebbe vivere un paio di mesi a Napoli, farsi travolgere, baciare dagli sconosciuti. Il punto che non riesce a ricavare abbastanza tempo per sé, mi ha confidato. Lei ha un carattere sobrio, da brilla dev’essere deliziosa. In ogni caso la sua contenuta scollatura splende al sole, il che è sufficiente a darmi morale. Sull’epidermide color avorio brilla un ciondolino comperato a Procida, un portafortuna che le avevo regalato. Lei sorride alle vecchine che si accodano per salutarla. È radiosa e fredda, avrebbe bisogno di ridere in continuazione. Io so come fare, l’ho fatto: un’intera giornata di
La mia candidata ha i capelli corti. Un taglio da ragazzo, una testa graziosa eccitante da accarezzare
smemoratezza, anni fa. I nostri sguardi si incrociano. La sua esplicita punta di malizia, in fondo alla pupilla: gli altri lo sanno che sei qui solo per me?
«Ci spostiamo?».
È la sua voce, stavolta quella udibile, che invita i presenti a trasferirsi sotto l’ombra dell’albero più frondoso. In effetti l’uditorio boccheggiava, i raggi del sole sembrano folgorati da uno specchio ustorio, l’aria brucia fino alle Alpi che chiudono l’orizzonte. Vedo profilarsi anche l’imponente candidato sindaco, venuto a benedire i due candidati. Mi saluta, mi scruta, è sconcertato di ritrovarmi in questa coda di campagna elettorale che non dovrebbe coinvolgermi come votante. Avrà intuito che sono qui per lei. Per la candidata che schiarisce la voce prima di dare inizio al discorso di rito, senza amplificazione. Adesso formiamo un semicerchio intorno a lei e al sindaco in pectore. Lei ha sempre questo daimon vocazionale verso la politica come servizio pubblico. La trasparenza amministrativa, la limpidezza dei suoi occhi chiari. Eppure, dal punto di vista zodiacale, lei ricadrebbe sotto l’influsso dello Scorpione. Dovrebbe amare starsene acquattata fra il terriccio e il fogliame, predisposta a pungere con il suo veleno letale. Viceversa argomenta in modo pacato, razionale, con una strumentazione umanistica sempre tirata a lucido. Le elettrici se la covano con gli occhi, come una figlia ideale. Signore ultrasessantenni, coetanee delle lettrici affezionate agli incontri con l’autore. La democrazia e la rilevanza del libro, due fenomeni correlati e coevi, vanno perdendo forza insieme, così come nel Novecento presero slancio insieme. La democrazia e il libro, due vestigia del XX secolo. Per fortuna gli strali luminosi che filtrano dai rami hanno perso ferocia. L’aspirante sindaco prende la parola, ribadisce il suo programma elettorale che non cambierà la vita di nessuno, così come i libri non incidono più sullo sviluppo di nessuno. Il ciondolo rosso spicca sotto la gola della mia candidata. Più sono pessimista sul mondo, più ho voglia di stampare dei piccoli baci sulla tua pelle.