Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Isabelle Faust suona la Kreutzer di Beethoven
Per il mondo della musica limitato dalla pandemia, sono stati sicuramente una salvezza. Ma a distanza di tempo i concerti in streaming, con i quali un intero comparto in crisi è riuscito a tenere botta per due anni, provocano una discreta sensazione di angoscia al solo pensiero. Un po’ perché fanno ripiombare nel ricordo della clausura domestica, un po’ perché la musica dal vivo senza pubblico è come scegliere di deliziare il palato con una carbonara vegetariana. Sarà una questione di gusti. Ma c’è più soddisfazione, ça va sans dire, nel poter assistere in presenza a un recital della violinista Isabelle Faust dopo averla vista all’opera in una sala senza spettatori, seduti sul divano di casa guardando uno schermo.
Esattamente quello che è accaduto nel novembre del 2020 quando, con i teatri chiusi per le restrizioni anti-Covid, la teutonica virtuosa dell’archetto tenne un concerto online nel Petruzzelli deserto. Sembra ieri, invece sono passati quasi due anni. E Isabelle Faust stasera, alle 20.30, ritorna nel politeama barese, sempre per l’ente lirico, non più accompagnata dall’Orchestra del teatro, com’era successo in quel frangente nel segno di Mendelssohn e del suo Concerto capolavoro per violino e orchestra, ma con il pianista Alexander Melnikov, altro talento russo che deve molto all’incontro con Svjatoslav Richter.
E stavolta Isabelle Faust, un cognome un programma in quanto a patti leggendari col diavolo, tipici dei violinisti, torna per un recital interamente dedicato al sommo Beethoven, dopo un altro concerto monografico, quello del 2019, incentrato su Bach. Musicista con una carriera internazionale nella quale spiccano i concerti con i Berliner Philharmoniker, la Boston Symphony Orchestra, le collaborazioni con Claudio Abbado e Daniel Harding e il premio Paganini nel 1993, Isabelle Faust spazierà dalla Prima Sonata, composta al crepuscolo del Settecento e ancora debitrice nei confronti di Mozart, alla numero Nove, la celebre «Sonata a Kreutzer», così denominata perché dedicata al violinista Rodolphe Kreutzer. Nel mezzo, la Seconda e la Terza Sonata, anche queste, come la Prima, facenti parti dell’op. 12 ed espressione, con la consorella, di un’estetica ancora di matrice settecentesca e condizionata dalle regole imposte dal consumo musicale del tempo.