Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Donne, musulmane, registe E con «Lo sguardo della tigre»
Raccontano i loro Paesi: Afghanistan, Iran, Palestina e Marocco
«Spero possiate proteggere il mio bellissimo popolo e noi cineasti afghani», scriveva Sahraa Karimi in un accorato appello internazionale il 13 agosto dello scorso anno, mentre i talebani si riprendevano Kabul e l’Occidente fuggiva. Due giorni dopo riuscì a fuggire anche lei dal Paese dove aveva guidato (prima donna in assoluto) l’Afghan Film Organization. Ed afghana, anche se nata in Iran, è Masooma Ibrahimi, altra regista animata da un profondo legame con la terra nella quale si dice sia nato Zarathustra. Tuttavia, Sahraa e Masooma hanno qualcos’altro in comune: entrambe hanno raccontato sul grande schermo la condizione femminile nell’Islam. E lo hanno fatto con «Lo sguardo della tigre», per dirla col titolo dell’edizione 2022 della Mostra del Cinema di Taranto, per il quale il direttore artistico Mimmo Mongelli si è ispirato a un’immagine resa famosa da Gengis Khan, il condottiero mongolo che conquistò le steppe.
Le due registe saranno ospiti d’onore della manifestazione, che dal 23 al 26 giugno, nella splendida Oasi dei Battendieri, nelle vicinanze del Mar Piccolo, accenderà i riflettori sulle registe che operano nei Paesi islamici, non solo in Afghanistan e Iran, ma anche in Palestina e Marocco. «Donne che hanno manifestato il proprio dissenso e possono raccontare il mondo», dice in conferenza stampa Mongelli, che ha affidato la curatela dell’edizione all’attore palestinese (residente in Puglia da una decina d’anni) Balsam Asfur, ma col pensiero rivolto a Sophia Alshadhly, la profuga yemenita da tempo residente a Bari impossibilitata a portare il proprio contributo per il suo impegno quotidiano come mediatrice culturale.
«Avrebbe dovuto svolgere il mio ruolo, ma purtroppo non è stato possibile coinvolgerla direttamente», spiega Asfur, che per l’inaugurazione di giovedì
Siamo fieri di avere con noi donne che hanno manifestato il proprio dissenso e che possono raccontare il mondo
ha invitato Iante Roach. Per la Mostra del Cinema di Taranto è stata chiamata a raccontare la propria esperienza come autrice di Five Unbroken Cameras, documentario su cinque cineaste afghane girato poco prima della caduta di Kabul. La serata si aprirà alle 19.30 con un talk sul potere del cinema al femminile nei Paesi islamici e, alle 20.30 proseguirà dunque con Iante Roach, che introdurrà lei stessa la proiezione del suo docufilm in programma alle 21. Chiusura alle 22 col reading Sguardi di Luisa Campatelli diretto alla regia da Alfredo Traversa e affidato alla voce di Tiziana Risolo.
L’incontro con Masooma Ibrahini aprirà alle 20.30 la programmazione di venerdì, che alle 21 prevede la proiezione di Kabul Girls, lavoro in cui la regista afghana racconta le storie di quattro giovani connazionali. Sarà, invece, introdotto da un videomessaggio il film delle 22 Son-Mother di Mahnaz Mohammadi, la filmmaker e attivista di Teheran che per le sue posizioni a favore del movimento delle donne è finita sotto processo in Iran.
Con un videomessaggio saluterà il pubblico anche Annemarie Jacir, della quale sabato, alle 21, viene presentato Wajib, primo lungometraggio girato da una donna palestinese. Nel 2018 venne candidato a rappresentare agli Oscar la Palestina, dove è ambientata la storia del protagonista Shadi, costretto a tornare nel proprio Paese per provvedere col padre al matrimonio della sorella. Di due donne in fuga, ma da Casablanca, racconta, invece, Adam della marocchina Maryam Touzani, in programma alle 22.45. Domenica, infine, alle 20.30 ci sarà l’incontro con Sahraa Karimi seguito dalla proiezione del suo Hava, Maryam, Ayesha su tre donne di Kabul, prima della chiusura alle 22.30 con Radiography of a Family in cui la regista di fama internazionale, Firouzeh Khosrovani, lo scorso maggio arrestata con altri cineasti dalle autorità di Teheran (e poi rilasciata), ripercorre la storia della Rivoluzione iraniana attraverso le vicende di una ragazza con un padre laico e una madre religiosa. Con un video sarà lei stessa a introdurre il film, due anni fa premiato al Festival internazionale del documentario di Amsterdam.