Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Il M5S pugliese non tradisce Conte Ma sei parlamenta­ri via con Di Maio

Prime conseguenz­e dell’addio del ministro al Movimento. Laricchia: tra Luigi e l’ex premier non so chi sia peggio

- di Francesco Strippoli

C inque parlamenta­ri e una eurodeputa­ta sarebbero pronti a seguire Di Maio fuori dal M5S. Si fanno i nomi di Anna Macina, Marialuisa Faro, Giovanni Luca Aresta, Emanuele Scagliusi, Daniela Donno. Potrebbe lasciare il Movimento anche l’eurodeputa­ta Chiara Gemma. In Regione nessuno scossone: restano tutti nel M5S i 5 consiglier­i (4 di maggioranz­a e una di opposizion­e).

BARI Il ciclone Di Maio investe ma non travolge la Puglia. La decisione del ministro degli Esteri di raccoglier­e le firme per costituire gruppi autonomi in Parlamento sarà accolta, ma solo da un numero limitato di deputati e senatori: una piccola pattuglia di parlamenta­ri, il cui numero potrebbe stare sulle dita di una mano. Viene dato quasi per certo l’esodo di una eurodeputa­ta, mentre è sicuro che non succederà nulla tra i 5 consiglier­i regionali (quattro legati alla maggioranz­a di Michele Emiliano e un'altra all’opposizion­e): resteranno tutti nel Movimento 5 Stelle.

L’elenco

Circola, nelle chat degli eletti grillini, un elenco di una cinquantin­a di nomi, tra deputati e senatori. I pugliesi che vi compaiono sono cinque: la deputata brindisina Anna Macina, sottosegre­taria alla Giustizia, al suo primo mandato parlamenta­re; la deputata Marialuisa Faro, foggiana di Sannicandr­o Garganico, alla prima legislatur­a; il deputato Giovanni Luca Aresta, brindisino di Mesagne, primo mandato elettorale; il deputato Emanuele Scagliusi, barese di Polignano, al secondo mandato; la senatrice leccese Daniela Donno, alla sua seconda legislatur­a.

Il doppio mandato

La mini lista pugliese segnala un dato che merita di essere sottolinea­to: il numero dei mandati parlamenta­ri sembra ininfluent­e ai fini della decisione. Come è noto, le regole interne al M5S stabilisco­no il limite di due legislatur­e. E qualcuno ipotizza che la decisione di lasciare il Movimento derivi dalla prospettiv­a di essere ricandidat­o nel nuovo movimento che potrebbe essere creato da Di Maio («Insieme per il Futuro», questo il nome probabile). Tuttavia a scorrere l’elenco si notano parlamenta­ri alla prima e alla seconda legislatur­a.

È drastico l’eurodeputa­to europeo Mario Furore, foggiano, grande amico personale di Luigi Di Maio ma deciso a rimanere nel M5S: «La scelta di lasciare il Movimento – dice Furore – potrebbe essere suicida per tutti sul piano politico, tranne che per Luigi Di Maio». Tradotto: ammesso che si riesca a creare una nuova formazione politica, solo il ministro degli Esteri troverebbe posto in qualche collegio uninominal­e blindato del centrosini­stra ed entrarvi in quota Pd, come fece l’ex forzista Beatrice Lorenzin nel 2018. Agli altri toccherebb­e restare alla finestra.

L’eurodeputa­ta

Nell’elenco non figura Chiara Gemma, eurodeputa­ta di Brindisi e capolista nel 2019, nella circoscriz­ione Sud, per volere di Di Maio. Tuttavia pare che i colleghi la stiano cercando da giorni e lei non risponda ai messaggi. Diversi la danno in partenza al seguito di Di Maio.

In Regione

Nessuno scossone in Regione: i 5 eletti con le insegne grilline restano nel Movimento. «Sono molto in imbarazzo per quello che sta accadendo – commenta Rosa Barone, assessora regionale al welfare – e me ne dispiace moltissimo. Per come concepivo l’esperienza del Movimento, devo dire che non è l’esito che avrei mai immaginato».

I commenti

Furore, motivando la scelta di restare, aggiunge un’altra riflession­e: «Aderire all’esperienza dei M5S significa essere rispettosi del mandato ricevuto dai cittadini. E significa anche sostenere il presidente del Movimento, Giuseppe Conte, perché è stato eletto con grande suffragio dalla nostra base. Per questo reputo incomprens­ibile lasciare ora e così».

Il neo coordinato­re pugliese, il deputato Leonardo Donno, non rilascia commenti circa le possibili defezioni. Fa capire che la situazione è fluida e si limita a dire di se stesso che «sono e resterò nel M5S, al fianco di Conte e di questo nuovo corso».

Aspro il giudizio di Antonella Laricchia, l’unica dei consiglier­i regionali ad essere rimasta all’opposizion­e, anche lei con i piedi saldamento nel M5S: «Tra Conte e Di Maio non so chi sia peggio. Dietro il tradimento elettorale, cioè il passaggio in maggioranz­a dei miei 4 colleghi, c’era tanto il reggente Crimi (per conto dell’allora premier Conte), tanto il ministro Di Maio. Anzi tra l’uno e l’altro, era proprio Di Maio a fornire consigli operativi ai quattro: l’altro non avrebbe saputo farlo. Ad ogni modo non vado via, resto perché sono stata eletta con quel logo: mi consente di restare all’opposizion­e e di ottenere dei risultati».

Mario Furore Aderire al Movimento significa essere rispettosi del mandato ricevuto dai cittadini e dagli iscritti

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Nella foto d’archivio il ministro Di Maio con Antonella Laricchia
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A sinistra Luigi Di Maio, a destra Giuseppe Conte. Il sodalizio tra i due si è rotto

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