Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
CON QUELLO DI CITTADINANZA S’INTRODUCA IL REDDITO DI STUDIO
I dibattiti del Corriere
Paesi come la Germania hanno già battuto questa strada. Il premio al merito un viatico per il lavoro
Fa notizia da sempre che in Italia il numero dei laureati sia tra i più bassi di Europa, AlmaLaurea ha certificato che i laureati trovano quasi subito lavoro almeno nelle materie scientifiche Stem, e che tuttavia gli studenti hanno difficoltà spesso a pagare le rette (è noto il caso di Bologna dove molti studenti sono stati trovati a mangiare alla Caritas e dormire in stazione dopo aver perso la borsa di studio).
Queste notizie insieme non sono compatibili con un paese moderno e che punta al futuro con grandi investimenti come con il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). È noto che il Reddito di Cittadinanza è dibattuto perché ha deluso molte aspettative. È noto pure che il “diritto allo studio”, inteso come costruzione di alloggi per studenti, è molto carente in Italia nonostante decenni di tentativi. E allora perché non proporre una strada semplice e già battuta in Paesi come la Germania? Mi riferisco al Bafög, la legge federale tedesca che incentiva l’istruzione, introdotta per la prima volta nel 1957 e poi rivista e modificata nel 1971 durante in cancellierato di Willy Brandt.
All’inizio, questa era una vera e propria borsa di studio per gli studenti bisognosi: non veniva restituita allo Stato nemmeno in parte, ed era applicabile ad una cerchia più ampia di persone, rispetto alla versione antecedente. Perché non creare quindi un Reddito di Studio anche in Italia, vincolato a condizioni minime di passaggio di esami e magari dei limiti di certificazione Isee, nella speranza che questo aiuti i giovani «capaci e meritevoli» come dice la nostra bellissima Costituzione, a continuare negli studi e laurearsi, come il Paese ha bisogno?
Mentre il Reddito di Cittadinanza ha trovato critiche perché non è facile inserire i disoccupati (ed è anche esso in parte ispirato a modelli tedeschi), il Reddito di Studio mi pare meno problematico, perché basterebbe chiedere in cambio agli studenti un numero minimo di esami da superare. Come nel Bafög, non sia previsto solo per studiare all’università, bensì anche per gli altri istituti d’istruzione, come scuole Its e quelle a partire dal sedicesimo anno di età quando non è più prevista la scuola dell’obbligo, perché anche di queste figure il Paese ha bisogno. Visto che non si riescono a costruire abbastanza case degli studenti, sia concessa agli studenti, inoltre, la possibilità di ricevere un ulteriore supporto economico per il pagamento di un fitto per un alloggio quando si vive troppo distanti dalla famiglia di origine (e la distanza non deve più essere vista come un male, ma come un bene per far maturare i propri figli nell’autonomia che spetta loro dopo la maggiore età), o quando si ha una famiglia a proprio carico (sposati o unioni civili registrate) con almeno un figlio.
In analogia alla Germania, vedo positivamente che possano beneficiare di questa legge tutti i cittadini italiani, ma anche molti immigrati, che abbiano una prospettiva di vita futura in Italia e sono socialmente integrati, ad esempio: persone con un permanente diritto di soggiorno nella Comunità Europea, con un permesso di residenza permanente o un permesso di domicilio.
In Germania, gli studenti beneficiari del Bafog, hanno un accredito mensile di 422 euro nel caso si viva con i genitori e di 597 euro qualora non si viva più nel nucleo familiare, somma indirizzata a sostenere le spese di vitto e alloggio. L’importo viene ridotto sulla base dell’equivalente dell’Isee. Venga imposto anche un limite d’età con delle possibilità di eccezioni nel caso in cui si abbiano persone a proprio carico, quando si è sposati con almeno un figlio o per l’ammissione all’università per il secondo corso di studi.
Come in Germania, la metà della somma in denaro ricevuta dovrà successivamente essere restituita allo Stato. Il rimborso inizia cinque anni dopo il termine degli studi e prevede rate trimestrali con un importo minimo di 315 euro. Nei casi di basso reddito, la restituzione del denaro può essere rinviata di un anno o in alcuni casi l’importo delle rate ridimensionato. Nel momento in cui, invece, si voglia estinguere il debito in una sola rata o con importi maggiori, ulteriori sconti posso essere applicati.
Con una legge del genere, magari a valere temporaneamente sui fondi Pnrr, sarebbe garantito a tutti i giovani il diritto allo studio, con la prospettiva di un futuro migliore e la possibilità di formarsi e studiare, garantendosi, così, una quasi certa successiva immissione nel mondo del lavoro.