Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
L’INDIFFERENZA OLTRE QUEI ROGHI
Assistendo alle impietose immagini degli incendi di inizio estate sul Gargano, viene abbastanza naturale pensare che il disastro della baia di San Nicola (24 luglio 2007, tre morti e trecento tra intossicati e feriti) non abbia insegnato niente. Né ai garganici, vittime e carnefici di questo ennesimo disastro. Né ai nostri politici, che continuano a schivare responsabilità che il loro ruolo dovrebbe solo assecondare, accogliere. Invece, alcuni giorni dopo il primo focolaio, è andato in scena il lungo festival di «vorrei ma non posso», delle intenzioni che superano di gran lunga le cose che avrebbero potuto evitare un altro oltraggio su quello che, almeno a parole, tutti chiamano paradiso della Puglia (il Gargano appunto), ma il cui destino non sembra appartenere a nessuno.
Il Gargano brucia sempre, d’estate è praticamente un must. Poche certezze si avverano d’estate con la stessa puntualità con cui Foggia si conferma città più calda d’Italia (come sarà in questo weekend) e Gargano e Sardegna bruciano perché sembra che non abbiano di meglio da fare. Eppure di meglio si potrebbe fare, a cominciare dal famigerato hub della Protezione civile all’interno dell’inutilizzato aeroporto Gino Lisa. Si potrebbe cominciare da lì, da un centro di pronto intervento davvero operativo e dal necessario rafforzamento dei vigili del fuoco anche sul Gargano, nella certezza che per una finalità come questa tutte le forze politiche e istituzionali sarebbero convintamente d’accordo.
Si potrebbe cominciare da un piantonamento reale delle aree a rischio e di quelle sotto scacco della mala locale, boschi che per sgarri di qualsiasi natura è più facile incendiare che contendersi. Così come si potrebbe cominciare dal potenziamento delle guardie rurali a servizio delle amministrazioni locali, magari affidando pattugliamento e sorveglianza ai beneficiari del reddito di cittadinanza.
Invece si preferisce ogni volta prendere parte alla stroncatura del più grande polmone verde di Puglia, ogni volta col volto sempre più crucciato e l’espressione costernata di chi assiste a ciò che avrebbe dovuto evitare. Questo Gargano che brucia duole a tutti ma riguarda veramente pochi. È esso stesso parte di una storia in cui a recitare sono sempre lo stesso dolore e il medesimo tormento, mentre in platea assistono sempre gli stessi lacrimatori a pagamento. Il Gargano brucia cinque volte ogni estate, un record per un’area protetta così antropizzata. In tanti ci fanno i selfie, a tutti sfugge la puzza di bruciato.