Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
«Per la Puglia più infrastrutture»
Il velista Paolo Semeraro: «Per costruire barche le potenzialità sono infinite Ma serve meno burocrazia»
Con circa ottocento chilometri di coste, bagnate dal mar Adriatico e dal mar Jonio, la Puglia ha una naturale vocazione marinara. Ma quali sono le reali potenzialità per chi vuole costruire barche? E quali le aree di miglioramento per la nautica da diporto? Ne parla Paolo Semeraro, celebre velista pugliese che ha partecipato alle Olimpiadi di Los Angeles, nel 1984, e a quelle di Seul, nel 1988. Oltre ad essere velista è anche velaio e ceo del Cantiere Neo Yachts & Composites che opera a Bitonto e che sforna fast cruiser a vela, costruiti in materiale composito.
Quando è cominciata l’attività del cantiere e quali le potenzialità del mercato?
«Abbiamo iniziato questa avventura nel 2014, con un prototipo, in fibra di carbonio, il Neo 400 e pian, piano siamo andati avanti con il varo di diversi modelli: il 350, il 430, il 515 e il 570 C di 18 metri che abbiamo varato qualche giorno fa. Per le potenzialità commerciali, invece, siamo i leader di questa nicchia di mercato, legato proprio alla produzione di scafi in carbonio. Che poi è un mercato particolare che preprocedano
ferisce barche di dimensioni inferiori ma ben rifinite, con interni di qualità, senza rinunciare alle prestazioni in regata». Quali sono le difficoltà per chi vuole costruire barche il Puglia?
«Ci sono luci e ombre come in tutte le cose. Le potenzialità regionali sono infinite, specie per quel che riguarda il turismo nautico, a patto che politica e burocrazia a spron battuto e che le autorizzazioni per le opere necessarie non richiedano tempi biblici. Tra i gap da colmare, invece, metterei al primo posto la carenza di infrastrutture. Nel nostro caso, per esempio, abbiamo faticato non poco, per trovare un capannone con ampi spazi, senza colonne che facilitasse lo spostamento delle barche al suo interno. Ed abbiamo anche dovuto pensare alla logistica e ai collegamenti per arrivare al mare. Direi che non è stato affatto facile. Insomma, c’è da rimboccarsi le maniche, almeno nel barese. Forse va un po’ meglio a Brindisi e Taranto che, tra l’altro, hanno promosso dei corsi di formazione specifica per chi lavora i materiali compositi, nell’ambito nautico. Nel mio cantiere, per spiegare meglio le differenze, sono quasi sempre i senior a formare i junior». Per il futuro?
«Guardando la situazione generale, sembra che qualcosa si muova. Lo dimostra lo sblocco dei fondi per l’insediamento produttivo del cantiere Ferretti, proprio a Taranto: un investimento misto, pubblico-privato, di 200 milioni di euro. Mentre, a Bari, sono necessari ormeggi per barche grandi che richiedono più pescaggio».