Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

«Per la Puglia più infrastrut­ture»

Il velista Paolo Semeraro: «Per costruire barche le potenziali­tà sono infinite Ma serve meno burocrazia»

- Di Christiano Spagnolett­i

Con circa ottocento chilometri di coste, bagnate dal mar Adriatico e dal mar Jonio, la Puglia ha una naturale vocazione marinara. Ma quali sono le reali potenziali­tà per chi vuole costruire barche? E quali le aree di migliorame­nto per la nautica da diporto? Ne parla Paolo Semeraro, celebre velista pugliese che ha partecipat­o alle Olimpiadi di Los Angeles, nel 1984, e a quelle di Seul, nel 1988. Oltre ad essere velista è anche velaio e ceo del Cantiere Neo Yachts & Composites che opera a Bitonto e che sforna fast cruiser a vela, costruiti in materiale composito.

Quando è cominciata l’attività del cantiere e quali le potenziali­tà del mercato?

«Abbiamo iniziato questa avventura nel 2014, con un prototipo, in fibra di carbonio, il Neo 400 e pian, piano siamo andati avanti con il varo di diversi modelli: il 350, il 430, il 515 e il 570 C di 18 metri che abbiamo varato qualche giorno fa. Per le potenziali­tà commercial­i, invece, siamo i leader di questa nicchia di mercato, legato proprio alla produzione di scafi in carbonio. Che poi è un mercato particolar­e che preproceda­no

ferisce barche di dimensioni inferiori ma ben rifinite, con interni di qualità, senza rinunciare alle prestazion­i in regata». Quali sono le difficoltà per chi vuole costruire barche il Puglia?

«Ci sono luci e ombre come in tutte le cose. Le potenziali­tà regionali sono infinite, specie per quel che riguarda il turismo nautico, a patto che politica e burocrazia a spron battuto e che le autorizzaz­ioni per le opere necessarie non richiedano tempi biblici. Tra i gap da colmare, invece, metterei al primo posto la carenza di infrastrut­ture. Nel nostro caso, per esempio, abbiamo faticato non poco, per trovare un capannone con ampi spazi, senza colonne che facilitass­e lo spostament­o delle barche al suo interno. Ed abbiamo anche dovuto pensare alla logistica e ai collegamen­ti per arrivare al mare. Direi che non è stato affatto facile. Insomma, c’è da rimboccars­i le maniche, almeno nel barese. Forse va un po’ meglio a Brindisi e Taranto che, tra l’altro, hanno promosso dei corsi di formazione specifica per chi lavora i materiali compositi, nell’ambito nautico. Nel mio cantiere, per spiegare meglio le differenze, sono quasi sempre i senior a formare i junior». Per il futuro?

«Guardando la situazione generale, sembra che qualcosa si muova. Lo dimostra lo sblocco dei fondi per l’insediamen­to produttivo del cantiere Ferretti, proprio a Taranto: un investimen­to misto, pubblico-privato, di 200 milioni di euro. Mentre, a Bari, sono necessari ormeggi per barche grandi che richiedono più pescaggio».

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Chi è Paolo Semeraro

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