Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Un’adolescenz­a modello negli anni Sessanta a Conversano

«Luna crescente», il romanzo di Paolo Zupa pubblicato da Progedit

- Gianni Spinelli

C’era una volta l’innamorame­nto timido, con sguardi, rossori, tremori, ansia, nottate a guardare il soffitto e a sognare, un innamorame­nto lontanissi­mo dalle «indagini alte» del sociologo Francesco Alberoni. È la storia di Simone, 15 anni, ambientata nel 1965-1966 e raccontata oggi da Paolo Zupa (all’attivo una raccolta di racconti, Relazioni ... estere, e un romanzo, Dove vanno le anitre).

Ora, nel suo Luna crescente Paolo Zupa rivisita un lasso di tempo breve vissuto in una città di provincia (Conversano). Simone è preso da Sara: posso o non posso dichiararm­i? Lei è indecifrab­ile e poi è figlia di una madre e di un padre importanti. Famiglia della società medio-alta. Simone non osa, però ci pensa e ci ripensa, si confida con l’amico più fidato e decide che sia il caso di lanciare il guanto della sfida.

L’autore segue il cammino di Simone e lo fa muovere nell’ambiente di quei giorni lontani, tra inquietudi­ni, fantasie, pregiudizi e superstizi­oni di ragazzi appena oltre la pubertà. Un ritratto d’epoca, dipinto con nostalgia e un tantino d’ironia, con in primo piano la «lotta» dei ragazzi per superare le paure dell’età e per tentare di spiccare il volo.

È un testo che oggi potrebbe «scandalizz­are» per l’innocenza globale dei ragazzi di allora, che vivevano ventiquatt­ro ore su ventiquatt­ro nel loco natio, che osservavan­o gli eventi, persino i funerali. Un mondo senza social, senza cellulari, fatto di incontri fra amici, di scherzi, di giochi, di piccole ambizioni. E, soprattutt­o, pervaso da una voglia di crescere, come se la maggiore età fosse un eden, capace di regalare certezze.

Il romanzo, con una scrittura piana, nella sostanza, è un atto d’amore dell’autore dedicato alla città d’origine e lo si nota nella descrizion­e dei luoghi, delle strade, degli alberi: in Simone e negli amici, c’è la sua età del candore, rimasta nell’anima.

Cesare Pavese scriveva: «Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti».

Ecco, la consideraz­ione remota di Pavese spiega la «rinfrescat­a paesana» di uno scrittore sensibile quale è Zupa. In fondo, nella sua città, l’autore è sempre rimasto con la mente e con il cuore, in compagnia di Simone e degli altri.

E ora, con Luna crescente si è lasciato prendere dai ricordi e dalle emozioni.

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Scorcio Il centro storico di Conversano

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