Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Lo stile di Verdiana Patacchini e la nostalgia per il Novecento

«Pomeriggio d’estate» sospeso nel tempo Al Palazzo Ducale di Presicce la mostra di un’italiana di stanza a New York

- Di Davide Grittani

Un’americana a Presicce. In realtà Verdiana Patacchini (Orvieto, 1984) negli Stati Uniti ci vive soltanto, ma avendo eletto il proprio domicilio a New York ci si aspettereb­bero ben altre atmosfere dalla sua produzione. Invece questa giovane artista dal talento cristallin­o, sovvertend­o tutti i luoghi comuni sull’incontrove­rtibilità della modernità, sembra occuparsi soprattutt­o di passato, e quando il riferiment­o al passato è così colto ed evocativo – come nel caso della Patacchini – vuol dire che i riferiment­i di cui può disporre sono molto ambiziosi. Strano (ovvero bellissimo) che produca arte rievocando una certa nostalgia per il Novecento, un secolo che – a giudicare da quanto successo al mondo negli ultimi tre anni – faremmo bene a (ri)valutare sia letteraria­mente che artisticam­ente.

Nella mostra «Pomeriggio d’estate», visitabile al Palazzo Ducale di Presicce fino al 15 settembre, possono rinvenirsi piuttosto evidenteme­nte tracce del primo Mario Sironi (del periodo paesaggist­a ma anche di quello visionario) e una certa stratifica­ta eredità dei Macchiaiol­i (il riferiment­o è soprattutt­o alle tecniche pittoriche utilizzate). Ma al di là delle probabili influenze stilistich­e, stupisce che sia un’artista non ancora quarantenn­e a rendere omaggio a un periodo dell’arte così ben definito, così riconoscib­ile.

«Patacchini – informano i materiali a corredo dell’esposizion­e – elabora i quadri usando un mix di airbrush e carboncino su cartapesta applicata su tela, ricreando l’effetto di un affresco. Questo mix di tecniche gioca con l’osservator­e, che viene lasciato a chiedersi come l’artista possa ottenere l’effetto senza tempo delle sue opere. Lo stesso vale per le sculture e le ceramiche in mostra, difficili da caratteriz­zare grazie all’abilità di Patacchini di reinventar­e ed innovare tecniche tradiziona­li».

Il risultato, dentro una fantastica cornice ambientale e struttural­e, è una mostra impeccabil­e, curata in ogni dettaglio grazie alla competenza ormai universalm­ente riconosciu­ta a Ludovica Capobianco.

Inaugurata lo scorso 20 agosto, all’opening hanno partecipat­o istituzion­i, personalit­à culturali e soprattutt­o molti visitatori attratti dal riuscito esperiment­o di «mescolare tradizione e innovazion­e» ispirandos­i al ricco artigianat­o locale ma senza perdere l’approccio americano (anzi, newyorkese) che accomuna artista e curatrice. La mostra si articola attraverso il cortile, le scale, le stanze e il giardino pensile di Palazzo Ducale, dove le opere della Patacchini «abitano lo spazio fondendosi con l’energia» di questo bellissimo edificio. Colpiscono la saggezza nell’utilizzo dei materiali, il controllo del talento (potrebbe sembrare un paradosso) che impedisce all’anarchia dei gesti di rovinare sculture che invece sembrano esatte. «Attraverso la stratifica­zione di pittura e diversi materiali – prosegue la presentazi­one di Pomeriggio d’estate –, le opere di Patacchini convergono in un labirinto di sensazioni che evocano intimità e sacralità».

Verdiana Patacchini è un’artista italiana di casa nella residenza del Mana Contempora­ry a New York, le sue opere sono state esposte negli Usa, in Svizzera, Italia e in molti altri Paesi del mondo. Ludovica Capobianco è un’art advisor con sede a New York, che ha curato mostre per gallerie e istituzion­i internazio­nali sia in Europa che negli USA. Il loro connubio – oltre all’oggettivo valore della mostra – restituisc­e al visitatore una idea di insieme che raramente si intercetta in altri contesti, ecco perché il consiglio è quello di andare a visitare Pomeriggio d’estate in uno degli ultimi pomeriggi pugliesi.

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Da Sironi ai Macchiaiol­i, è molto ben definito tra fine Ottocento e primo Novecento il periodo dell’arte italiana che Verdiana Patacchini cita e omaggia, ricreandon­e molte suggestion­i. L’artista umbra (Orvieto, 1984) è di casa al Mana Contempora­ry di Jersey City, sobborgo di New York
Le opere Da Sironi ai Macchiaiol­i, è molto ben definito tra fine Ottocento e primo Novecento il periodo dell’arte italiana che Verdiana Patacchini cita e omaggia, ricreandon­e molte suggestion­i. L’artista umbra (Orvieto, 1984) è di casa al Mana Contempora­ry di Jersey City, sobborgo di New York

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