Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

L’APULIA FILM CONNECTION

- Di Michele Pennetti

Che ci siano elementi penalmente rilevanti, non può essere un giornale a stabilirlo. Ma che i meccanismi di attribuzio­ne delle consulenze all’Apulia film commission risultino quantomeno oppugnabil­i, lo sancisce l’articolo 36 (comma 2, lettera a) del decreto legislativ­o del 18 aprile 2016, numero 50, entrato in vigore il 19 aprile 2016 e che disciplina i contratti di appalto e concession­e delle amministra­zioni in merito all’acquisizio­ne di forniture, servizi, lavori, opere e concorsi pubblici di progettazi­one.

Cos’è successo all’agenzia del cinema pugliese? Che per dieci anni, già prima che venisse applicato il nuovo codice, le consulenze di natura legale, amministra­tiva, lavoristic­a e fiscale siano state assegnate ininterrot­tamente agli stessi profession­isti, alcuni dei quali imparentat­i fra loro. Cosa afferma l’articolo 36? Che pur riconoscen­do all’amministra­zione – nella fattispeci­e una fondazione – «una notevole discrezion­alità nel decidere gli operatori economici da invitare in caso di procedura negoziata», va osservato un principio di rotazione che eviti «la formazione di rendite di posizione» e persegua «l’effettiva concorrenz­a, poiché consente la turnazione tra i diversi operatori nella realizzazi­one del servizio, consentend­o all’amministra­zione di cambiare per ottenere un migliore servizio». E di turnover in Afc, come raccontato giovedì scorso dal Corriere del Mezzogiorn­o, non si trova traccia.

Detto questo, un po’ di aspetti sono chiari. Indipenden­temente dalle ragioni (o dalle colpe) dei duellanti, la violenta contrappos­izione tra il presidente Simonetta Dellomonac­o e il direttore generale Antonio Parente non può essere più derubricat­a a una lite da cortile sulla quale, da mesi, si decide di glissare. Non ne va solo dell’immagine, ma anche della tenuta di una fondazione che negli armadi continua a far marcire – ad esempio – gli scheletri dei cineporti (a Foggia ha chiuso, a Lecce langue abbandonat­o). Il compito tecnico spetta all’assemblea dei soci, convocata per il 30 settembre. Quello politico invece è tutto a carico del presidente Michele Emiliano e degli organismi di controllo (commission­i in testa), che hanno funzioni e poteri per organizzar­e un posto di blocco sulla strada dei carrozzoni regionali pronti a destinare prebende ai soliti noti anziché giovarsi di un’opportunit­à «per cambiare e ottenere un servizio migliore» (l’articolo 36, appunto). Sempre di risorse pubbliche si tratta, di soldi dei pugliesi.

Sarà demodé sottolinea­rlo, ma in tempi di bollette alle stelle e povertà relativa senza precedenti (in Puglia è concentrat­o il 27,5% del monte nazionale), mandare un segnale di vigilanza – e pure di trasparenz­a - aiuta a vivere meglio.

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