Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Le nuvole nella lente del Contemporaneo
Nella storia dell’arte, le nuvole godono di particolari fascinazioni sin da quando, a partire dalle origini, rappresentavano lo strumento per mescolare reale e immaginario. A seguire, nel Rinascimento di fede antropocentrica, sono il segno della trascendenza e poi, con il barocco, del bizzarro e del capriccio. Per arrivare con i romantici, Turner e Constable in testa, i cosiddetti clouds-worshippers, cioè gli adoratori delle nuvole, secondo Ruskin, a considerarle una tangibile espressione dell’infinito. Molto si spariglia con l’arte contemporanea, che deve fare i conti anche con le nuvole digitali, meno materiali di quelle meteorologiche ma altrettanto influenti. Al tema, complesso e storicizzato, è dedicata la collettiva «Clouds» da domani alla galleria Muratcentoventidue di Bari (fino al 15 aprile, via Murat 122/b, info 334.871.4094). Cinque le artiste invitate, Georgie Friedman, Almut Linde, Sissa Micheli, Marie-Luce Nadal, Ursula Palla, tra new entry e nomi già presenti nella scuderia. L’americana Georgie Friedman si misura con le varianti cromatiche delle nuvole, cogliendone l’incorporea potenza in progressivi oscuramenti, allineati in modulari sequenze di sublime infinitezza. Cieli abitati da sceniche condensazioni nuvolose, nei lavori («Sea of Clouds»/«29.3 Tons CO2») della tedesca Almut Linde, sono caricati d’istanze ecologiste. Di fatto, molte delle differenti colorazioni riprese dal suo obiettivo non testimoniano la variopinta tavolozza di madre natura ma, più prosaicamente, le tenebrose emissioni tossiche, documentate in basso dal particolare di una ciminiera. Stesso piano di spiazzante ambiguità per le nuvole originate da fumi e gas di scarico nel video della svizzera Ursula Palla. Marie-Luce Nadal, francese, ricercatrice eco-femminista e queer, preferisce un approccio più artificiale e parte da paesaggi creati in laboratorio per esplorare i fenomeni climatici mescolando format scientifici a più creative elucubrazioni. Infine Sissa Micheli, altoatesina ma viennese d’adozione, lega il tema al binomio pace/guerra. Nelle sue fotografie, stampate su tessuto, le montagne dell’Alta Pusteria, già skyline della prima guerra mondiale, contendono la scena a robusti corpi nuvolosi. Tra le vaporose e metafisiche presenze, s’insinuano specchi in forma di dischi volanti, per seducenti amplificazioni e sdoppiamenti del paesaggio alpino che lasciano in secondo piano i residui di un carro armato, simbolicamente risucchiato nella penombra fosca della storia.