Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Natuzzi nel caos Invitalia frena, stop al rilancio
L’azienda attende la tranche di 4 milioni per gli investimenti programmati I sindacati si mobilitano. Il 22 marzo presidio nei pressi del Ministero
A lanciare l’allarme sono stati i sindacati. La frenata di Invitalia, che non ha ancora erogato la tranche di 4 milioni per gli investimenti già adottati, rischia di complicare il Contratto di sviluppo di Natuzzi. I lavoratori temono conseguenze sulla loro stabilità occupazione. Per il 22 marzo è stato organizzato un presidio dinanzi al ministero delle Imprese e del made in Italy.
BARI Il rischio è bloccare gli investimenti con il relativo rischio per l’occupazione. Anzi, per il passaggio da cassa integrazione a esuberi strutturali. In casa Natuzzi l’allarme arriva dai sindacati che il prossimo 22 marzo terranno un presidio all’esterno della sede del ministero delle Imprese e del Made in Italy. Questo dopo che l’azienda (il 2 marzo scorso) ha inviato una comunicazione per evidenziare le criticità in atto. Al centro della discussione c’è il futuro del piano industriale 2022-26 affrontato nel corso del tavolo di crisi di febbraio scorso. «Questo confronto scrive il direttore delle risorse umane - si era reso necessario ni considerazione del mutato scenario di mercato ma, anche e soprattutto, per il consistente ritardo registrato da Invitalia nel processo di approvazione della variante al Contratto di Sviluppo Natuzzi e del correlato pagamento delle tranche di finanziamento relative ai cospicui investimenti già effettuati dall’azienda».
Il riferimento della Natuzzi è al piano da quasi 36 milioni complessivi per cui Invitalia avrebbe accumulato un ritardo nel pagamento degli avanzamenti da 4 milioni. «Anche il mese di febbraio è decorso senza che giungesse alla scrivente azienda alcuna comunicazione formale di approvazione della variante da parte di Invitalia - prosegue la comunicazione - e, di converso, le interlocuzioni con l’ente gestore del finanziamento sono state limitate a reiterare richieste di informazioni già fornite o a nuove interrogazioni sulle fonti di autofinanziamento aziendale. Nel contempo, il testo del decreto Milleproroghe 2023 (approvato definitivamente dal Parlamento) ha visto dissolversi, almeno per ora, quella proroga del Contratto di Espansione sino a tutto il 2025, che era stata annunciata nel comunicato stampa della presidenza del Consiglio dei Ministri, e che sembrava corrispondere al percorso elettivo individuato dalle parti sociali per la gestione di una parte cospicua degli esuberi del gruppo Natuzzi». Tale misura prevedeva la collocazione in pensionamento anticipato di 300-350 dipendenti entro la fine del piano industriale. Così Natuzzi annuncia che «nei prossimi giorni l’azienda provvederà ad una rielaborazione delle azioni da intraprendere e le comunicherà alle parti interessate».
Allarmati i sindacati che devono tutelare il futuro lavorativo di oltre duemila dipendenti. «Siamo seriamente preoccupati dall’andamento di questa vertenza - attacca Antonio Delle Noci, segretario generale FilcaCisl Puglia - mai come in questo momento ci vogliono chiarezza e senso di responsabilità. Natuzzi non può utilizzare Invitalia come alibi. È vero, durante la task force in Regione Invitalia si era impegnata a dare risposte entro febbraio e le risposte non sono arrivate. Ma il comportamento dell’azienda non ci piace, deve scoprire le sue carte». Soprattutto se viene ipotizzato un cambio del piano industriale. «Chiediamo un maggiore sforzo da parte di Roma; bisogna vedersi quanto prima in cabina di regia presso il Mimit. E bisogna porre un rimedio al grosso calo di ordini: se tutto va bene si lavora duetre giorni a settimana, una situazione insostenibile che non potrà durare tanto tempo. Il sindacato c’è - conclude Delle Noci - ed è pronto a mettere in atto ogni azione per scongiurare rischi di chiusura e tutelare l’occupazione».