Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
L’ESALTAZIONE DEL LOCALISMO
Ci fu il tempo che il segno vero della crescita era rompere gli argini. Uscire dai confini. Erano gli anni della ricostruzione, segnati da squarci di benessere che coincidevano con il viaggiare, il conoscere, il mischiarsi con storie e culture diverse. Dagli anni ’90 questa tendenza sfociò nella “globalizzazione”, ovvero il mondo rimpicciolito dall’economia e dalle tecnologie comunicative, dove ogni problema – ma anche ogni soluzione – unisce tutto il pianeta.
Oggi sembriamo pervasi dalla convinzione contraria: rinchiuderci nel confortante perimetro del nostro cortile. Il ritornello del “made in Puglia”, dalle nostre parti, è assordante, e spazia dall’innovazione più spinta fino alla burratina e alle orecchiette per strada, dalle cozze ai Negramaro, in un’apoteosi di esaltazione localistica che è anche valoriale: le buone sane tradizioni come garanzia e difesa da ogni nemico esterno. Anche a livello nazionale, fioccano le iniziative che mirano a presidiare il già conosciuto. Il Garante della privacy blocca ChatGpt, il software di intelligenza artificiale generativa, confermando che proibire non solo è più veloce, ma anche enormemente più semplice che regolamentare e imparare a usare. Parte l’offensiva governativa Ciao contro le parole straniere, con tanto di multe, anche se queste parole da decenni arricchiscono la nostra bella lingua, per l’occasione trasformata in bene-rifugio contro l’invasione non dei migranti ma degli inglesi e dei francesi. Divieto assoluto sulla ricerca per la carne sintetica, che oltre ai profili etici, potrebbe in prospettiva ridurre drasticamente l’inquinamento, con la motivazione – inevitabile – di proteggere la produzione italiana. E diciamo no anche ad Uber e al graduale blocco dei motori a forte impatto ambientale, cerchiamo di limitare come possiamo la concorrenza in tutti i campi, ci avvitiamo in accesi dibattiti sul nostro ombelico, anche se vecchio di 80 anni.
Tutto questo è certamente frutto di uno smarrimento epocale che non riguarda solo l’Italia. Nell’Europa assediata da crisi economica e guerra, dopo il trionfo del rigurgito di chiusura al mondo chiamato Brexit, le pulsioni nazionalistiche sono costanti. Da noi, però, si toccano limiti di provincialismo preoccupanti, anche se sempre camuffati dalla retorica salvifica del territorio e di una gratuita nostalgia per i bei tempi andati. Cambieranno anche i proverbi: non più quella del vicino, da oggi è l’erba di casa mia ad essere sempre più verde. Con effetti anche paradossali: chi spiegherà all’onorevole Rampelli che il liceo dell’autarchia italiana rilanciato dalla premier Giorgia Meloni è denominato “made in Italy”?