Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Il Bif&st è una realtà europea Giudichiamolo in base ai fatti
Prima di questa manifestazione Bari non esisteva sulle mappe del cinema Oggi i ritorni sul territorio sono evidenti
Gentile Direttore, leggo – non senza una certa sorpresa – l’articolo pubblicato dal tuo giornale a firma di Nancy Dell’Olio secondo cui Bari «meriterebbe» un festival migliore per la città. Come forse saprai, oltre ad essere un consulente del Bif&st (che ho visto nascere e con cui ho continuato a titolo diverso negli anni a collaborare) sono anche uno storico del cinema e vorrei limitare – per un evidente conflitto di interesse – questo intervento ai «fatti» chiari, certi e inconfutabili.
Prima del Bif&st, Bari e la Puglia non solo non avevano un festival internazionale, ma Bari non era neppure sulla mappa dei grandi eventi italiani così come oggi invece avviene grazie al lavoro di Laudadio e di suoi collaboratori di grande valore come – per citarne alcuni - Enrico Magrelli e David Grieco e in passato di una grande firma del giornalismo culturale quale Maria Pia Fusco e di una persona «speciale» come la compianta Raffaella Fioretta, decana del cerimoniale di eventi quali – fra tanti altri – la Festa del Cinema di Roma e la Tre giorni di addio allo stilista Valentino.
Prima del Bif&st (a parte una lontana esperienza ideata da Laudadio che con EuropaCinema, nell’unica edizione svoltasi nel capoluogo pugliese, scoprì il talento di Giuseppe Tornatore e Francesca Archibugi), Bari NON era una città legata al cinema sul piano industriale. Ma quando la Politica ha immaginato una grande azione coordinata per quello che riguardasse la promozione del territorio e della produzione in loco ha affiancato al lavoro dell’Apulia Film Commission un festival che potesse fare da vetrina all’intervento di attrazione sul territorio: il Bif&st appunto, nato su proposta di Laudadio che – di questa e di tante altre manifestazioni divenute subito prestigiose - è l’ideatore e non solo il direttore artistico.
Nelle regole dei festival davvero internazionali, poi, «non si replicano titoli già presentati altrove nella stessa nazione» come per il film di Abel Ferrara su Padre Pio che l’anno scorso a Venezia ha già avuto la sua «corsa» e che al Petruzzelli avrebbe avuto solo un’altra «replica». Le anteprime di un titolo, almeno nazionali (ma molte erano mondiali), sono quelle che hanno caratterizzato le serate nel meraviglioso teatro barese.
Strano, poi, che un festival internazionale si misuri solo attraverso la presenza o meno di un attore e regista come Ben Affleck (che ha comunque inviato un messaggio video a Bari) ignorando il presidente del festival Volker Schlöndoff che oltre ad essere un premio Oscar per Il tamburo di latta ha firmato un documentario su Billy Wilder studiato nelle università di tutto il mondo. Margarethe von Trotta, Alexia Barlier, Nikka Savolainen, Milcho Manchesvski, Fanny Ardant, Bettina Brokemper e tanti altri registi stranieri confluiti a Bari sono tutti professionisti importanti dell’audiovisivo europeo… Questi nomi non contano? Perché? Mancavano talent americani? Certo, ma questo è accaduto perché il budget e la delibera che lo ha determinato con tanto ritardo non hanno consentito di portare star hollywoodiane la cui presenza viene concordata con molti mesi di anticipo. Mancavano film made in Hollywood? Questo no, perché in passato ne sono stati presentati tanti e quest’anno, oltre a Air distribuito da Warner Bros, per esempio, The Walt Disney Company ha scelto il Bif&st per l’anteprima europea di Benvenuti in Rye Lane passato prima solo al Sundance, come avviene con parecchi film in concorso a Cannes.
Devo aggiungere altro? Forse sì. Il successo dei festival si misura anche e soprattutto nella partecipazione del pubblico, a Bari foltissimo, e non nelle sensazioni e nelle percezioni. Credo quindi che qualsiasi soggetto indipendente abbia pieno agio per valutare presenze e ritorni sul territorio. Inoltre, a titolo personale, credo che Felice Laudadio «meriti» davvero un po’ di gratitudine per avere eseguito un lavoro titanico e per aver fatto di Bari e del Bif&st una realtà europea importante e forse imprescindibile per l’audiovisivo italiano e continentale. Migliorabile certo, ma non giudicabile se non in base ai «fatti».