Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Sul porto di Trani modernità e tradizione
L’incanto del porto di Trani, e del borgo antico che sembra volerlo avvolgere in un abbraccio. Ed è un incanto nel quale ci immergiamo volentieri, tanto da non perdere mai un’occasione per tornare a gustarne tutto il fascino. Gustare è sicuramente il verbo più appropriato, perché Trani è anche città slow, e si avvale della presenza di diverse realtà stellari, o comunque di eccellenza. Senza tuttavia trascurare l’ininterrotta serie di locali che si affacciano sullo stesso porto con i loro dehors, e che nelle belle giornate regalano il privilegio di pranzare all’aperto anche in pieno inverno, per godere del profumo del mare e del tepore del sole fuori stagione.
Una gradevole consuetudine alla quale non si sottrae il ristorante Pescandalo, forse in posizione un po’ defilata rispetto agli altri, ma non meno dotato di tavolini apparecchiati nell’ampio spazio antistante, che guarda la piazza Plebiscito e la villa comunale. Mentre all’interno la snella modernità delle linee d’arredo si staglia sullo sfondo delle antiche mura, soprattutto nella saletta dominata dal tavolo sociale. Un tavolo che agevola la conversazione e favorisce la convivialità, tra tante bottiglie in bella mostra e la vista diretta sulle operazioni di cucina dello chef Vito Corposanto, anche titolare insieme a Pasquale Crocetta, che coordina con occhio vigile il servizio e l’accoglienza. Sono entrambi professionisti navigati, che in passato hanno già gestito attività del settore, e ora di comune accordo propongono piatti moderatamente innovativi e dedicano molta attenzione alla qualità delle materie prime.
In prima battuta lo dimostra il crudo di mare, comprensivo dei delicati carpacci di spigola e di pesce salpa, rispettivamente aromatizzati dai germogli di finocchi e di piselli. Si continua con una bella carrellata di antipasti, tra i quali prevale nettamente l’apparente semplicità del polpo grigliato con schiacciata di patate, il cui merito è anche legato al recupero di un classico abbinamento, polpo e patate appunto, ormai trascurato dalle recenti tendenze gastronomiche. Magari in alternativa alla sostanziale pulizia dell’involtino di melanzana con pescatrice; o ai gamberi gratinati con le mandorle su zucca gratinata, nei quali i sentori dolci tendono a imporsi con una certa forza.
Discorso a parte va fatto per gli strascinati di grano arso con il purè di fave, gli spinaci, il calamaro, i pomodorini e il capocollo sbriciolato, il cui risultato finale conserva un sorprendente equilibrio, malgrado i tanti ingredienti impiegati. Il conto, esclusi i vini, è di circa 60 euro.