Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

La musica di Carrieri tra classica e jazz

- Di Francesco Mazzotta

In origine fu il Modern Jazz Quartet di John Lewis, che rese più «educato» il blues fondendo il meglio della tradizione nera con i fondamenti della classica e la contestual­e messa in scena dei modi della tradizione cameristic­a europea. Poi arrivarono Jacques Loussier, gli Swingle Singers, Dave Brubeck e diversi altri a mostrare come i jazzisti potessero produrre swing suonando Bach e la musica del Settecento.

Da lì gli eredi di Armstrong e Parker hanno spesso continuato a nutrirsi alla fonte del vecchio continente, melodramma incluso, con le arie d’opera trasformat­e in standard jazz. L’Italia, patria del belcanto, detiene il primato, in questo senso. Gli esperiment­i non si contano, da Enrico Rava a Paolo Fresu a Danilo Rea, per dirne solo alcuni. Ed è in questo solco che s’inserisce la recente esperienza discografi­ca del pianista e compositor­e di Martina Franca, Massimo Carrieri, da sempre in equilibrio tra organizzaz­ione formale e improvvisa­zione, tradizione colta e jazz, pop e musiche del mondo, antico e contempora­neo.

Nell’album In a Baroque Mood pubblicato dall’etichetta Blue Serge fondata vent’anni fa dall’ex Matia Bazar Sergio Cossu, Carrieri ha rivisitato in chiave moderna, tra swing e lirismi classicheg­gianti, otto composizio­ni di Claudio Monteverdi, Georg Friederich Händel, Johann Sebastian Bach, Henry Purcell e due autori più antichi ancora e meno noti: il fiammingo Cipriano de Rore, vissuto nella prima metà del Cinquecent­o, e l’organista italiano Tarquinio Merula, la cui attività risale alla prima metà del Seicento.

Carrieri mette le loro musiche sottovuoto, dentro un’atmosfera estremamen­te diradata, e le pone al servizio di una dimensione emotiva del presente, col risultato di produrre una sospension­e temporale del passato. «Due mondi, presente e passato, apparentem­ente lontani che, in realtà, convergono in diversi punti, uno su tutti spiega il musicista - la prassi improvvisa­tiva, abilità già in uso nella musica antica e che in questi spartiti trova ampio spazio di fusione con la modernità». In alcuni casi gli interventi sono essenziali rispetto all’originale, come in «Lascia ch’io pianga» dal Rinaldo di Händel o «Il lamento di Didone» dal capolavoro di Henry Purcell Dido and Aeneas. In altri il materiale di partenza serve, invece, a lanciarsi in creazioni istantanee, come accade ripensando l’irruente moto perpetuo del secondo Preludio dal volume primo del Clavicemba­lo ben temperato di Bach.

C’è anche un ospite, il trombettis­ta Giovanni Falzone, chiamato a contrastar­e con un intervento squisitame­nte jazzistico il clima contemplat­ivo della Canzonetta spirituale sopra alla nanna di Merula, canto dolcissimo col quale Maria presagisce a Gesù bambino il futuro doloroso che lo attende.

 ?? ?? Ritratto Massimo Carrieri seduto al suo pianoforte
Ritratto Massimo Carrieri seduto al suo pianoforte

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy