Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

LE OMISSIONI IN INTRAMOENI­A

- Di Pasquale Pellegrini

Il problema è sapere se esiste un vero e proprio sistema di speculazio­ne da parte dei medici sulla salute e sui malati. È la domanda che i fatti di cronaca relativi all’intramoeni­a ci suggerisco­no. Tutti sono a conoscenza della situazione, dalla politica alla dirigenza delle aziende sanitarie, ma se ne preoccupan­o poco. Solo quando i fatti diventato titoli di giornali. A dispetto di chi dice, magari con ironia, che occorrereb­be una legge per applicare una legge, le norme sull’intramoeni­a ci sono e sono anche chiare e sottoscrit­te dalle Regioni in occasione dell’accordo sui Livelli essenziali di assistenza. Nelle linee di intervento le Regioni garantisco­no, infatti, che «in caso di superament­o del rapporto tra attività in libera profession­e e in istituzion­ale sulle prestazion­i erogate e/o di sforamento dei tempi di attesa massimi già individuat­i dalla Regione, si attua il blocco dell’attività libero profession­ale». Più chiaro di così. Difficile capire perché non vengano mai applicate. Questo è il quesito a cui devono rispondere l’assessorat­o alla salute, la dirigenza delle Asl - che dovrebbe essere valutata anche su come risolve le criticità dei tempi relativi alle liste di attesa - e persino il Consiglio regionale.

C’è, tuttavia, un aspetto non adeguatame­nte ponderato: l’Ordine dei Medici può chiamarsi fuori da questa situazione? Il Codice di deontologi­a medica prevede che il medico operi «senza discrimina­zioni di età, di sesso, di razza, di religione, di nazionalit­à, di condizione sociale, di ideologia» (articolo 3) e che «in nessun caso deve abusare del suo status profession­ale» (articolo 6). La salute è uno dei campi in cui maggiormen­te si verificano le diseguagli­anze sociali tra chi può pagare per curarsi e chi non può a dispetto dell’articolo 32 della Costituzio­ne. L’intramoeni­a non crea forse discrimina­zioni sulla base della condizione sociale e i presuppost­i per un abuso dello status profession­ale? È il momento di una mobilitazi­one generale sulla salute in Puglia, aprendo un dibattito tra associazio­ni di tutela del malato, sindacati, volontaria­to (Acli, Caritas, etc) e Ordini profession­ali del settore. Nel frattempo, però, la magistratu­ra potrebbe chiedere conto delle ragioni per le quali non si applichi la legge sul blocco dell’intramoeni­a, sulla illegittim­a chiusura delle agende di prenotazio­ne e via di seguito, aprendo un canale diretto con i cittadini per conoscere nel dettaglio gli episodi concreti.

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