Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
LE OMISSIONI IN INTRAMOENIA
Il problema è sapere se esiste un vero e proprio sistema di speculazione da parte dei medici sulla salute e sui malati. È la domanda che i fatti di cronaca relativi all’intramoenia ci suggeriscono. Tutti sono a conoscenza della situazione, dalla politica alla dirigenza delle aziende sanitarie, ma se ne preoccupano poco. Solo quando i fatti diventato titoli di giornali. A dispetto di chi dice, magari con ironia, che occorrerebbe una legge per applicare una legge, le norme sull’intramoenia ci sono e sono anche chiare e sottoscritte dalle Regioni in occasione dell’accordo sui Livelli essenziali di assistenza. Nelle linee di intervento le Regioni garantiscono, infatti, che «in caso di superamento del rapporto tra attività in libera professione e in istituzionale sulle prestazioni erogate e/o di sforamento dei tempi di attesa massimi già individuati dalla Regione, si attua il blocco dell’attività libero professionale». Più chiaro di così. Difficile capire perché non vengano mai applicate. Questo è il quesito a cui devono rispondere l’assessorato alla salute, la dirigenza delle Asl - che dovrebbe essere valutata anche su come risolve le criticità dei tempi relativi alle liste di attesa - e persino il Consiglio regionale.
C’è, tuttavia, un aspetto non adeguatamente ponderato: l’Ordine dei Medici può chiamarsi fuori da questa situazione? Il Codice di deontologia medica prevede che il medico operi «senza discriminazioni di età, di sesso, di razza, di religione, di nazionalità, di condizione sociale, di ideologia» (articolo 3) e che «in nessun caso deve abusare del suo status professionale» (articolo 6). La salute è uno dei campi in cui maggiormente si verificano le diseguaglianze sociali tra chi può pagare per curarsi e chi non può a dispetto dell’articolo 32 della Costituzione. L’intramoenia non crea forse discriminazioni sulla base della condizione sociale e i presupposti per un abuso dello status professionale? È il momento di una mobilitazione generale sulla salute in Puglia, aprendo un dibattito tra associazioni di tutela del malato, sindacati, volontariato (Acli, Caritas, etc) e Ordini professionali del settore. Nel frattempo, però, la magistratura potrebbe chiedere conto delle ragioni per le quali non si applichi la legge sul blocco dell’intramoenia, sulla illegittima chiusura delle agende di prenotazione e via di seguito, aprendo un canale diretto con i cittadini per conoscere nel dettaglio gli episodi concreti.