Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Osservare le stelle E finire all’Istituto di astrofisica
Astrofilia, ovvero amore per le stelle. Un amore che dura da sempre per il 23enne astrofilo Giuseppe Livrieri. Da due anni collabora con il Planetario di Bari nel mondo della divulgazione, accompagnando migliaia di persone sotto i cieli di Puglia e Basilicata per far vivere loro esperienze uniche.
Giuseppe, com’è nata la sua passione?
«Sono convinto di averlo sempre avuto nel sangue. A cinque anni mio zio mi regalò un computer fisso, non c’era internet, solo una piccola enciclopedia offline, ma ci passavo le giornate. Leggevo di stelle e pianeti, era una magia. Per fortuna, non è mai svanita».
A quanti anni ha avuto il suo primo telescopio?
«A diciannove anni. Ho cominciato a fare vari lavoretti per riuscire a comprarlo. Ho deciso che quell’acquisto doveva essere l’inizio del mio percorso, dovevo farcela da solo. Da quel momento è stato un crescendo di emozioni».
Com’è cominciata la divulgazione sui social?
«Volevo portare un po’ di verità scientifica in modo semplice, concreto e immediato. Si leggono troppe false notizie in giro».
I suoi scatti sono stati ripresi dall’Istituto nazionale di astrofisica.
«Sì, ho esultato come se avessimo vinto i mondiali. Lo scatto in questione, un piccolo mosaico di
Venere nel corso dei mesi, è stato complesso da realizzare, ma non mi aspettavo una soddisfazione del genere».
Quali sono le difficoltà maggiori nel mondo dell’astrofilia?
«Astrofilia è sinonimo di estrema pazienza. È un’attività complicata. Ci sono tanti fattori da considerare: il meteo, ovviamente, ma soprattutto l’inquinamento luminoso. Siamo la prima generazione a vivere in una società in cui la luce artificiale sta diventando un parassita. Siamo costretti a fare centinaia di chilometri per raggiungere centri completamente immersi nel buio».
L’astrofilia aiuta la valorizzazione dei territori pugliesi?
«Assolutamente sì. Sulla Murgia ci sono alcuni dei cieli più belli d’Italia, ma non vengono valorizzati a dovere».
Un obiettivo raggiunto?
«Essere la figura che avrei voluto al mio fianco quando ero piccolo. Vedo tanti bambini in cui mi rispecchio. Molti hanno comprato il loro primo telescopio e mi chiamano, mi chiedono aiuto, consigli».
Progetti per il futuro?
«In primis comprare una strumentazione più avanzata, per fare astrofotografia, immortalando galassie, nebulose. Ma il sogno è vincere l’Apod (Astronomy Picture of the Day), un riconoscimento della Nasa alla miglior astrofotografia del giorno: è il massimo riconoscimento che si possa avere».