Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Scarsa programmaz­ione e pochi investimen­ti I tifosi ora contestano

Amarezza e delusione in curva Esplode la rabbia sui social «Questo Bari non è all’altezza»

- Pasquale Caputi

«Amiamo la nostra maglia sudata. Pretendiam­o programmaz­ione e una società innamorata». È a partire dal contenuto di questo striscione, esposto nel pre partita di Bari-Como, andato in scena al San Nicola domenica e conclusosi con l’ennesimo pareggio, che va interpreta­to lo stato d’animo dei tifosi biancoross­i. Un’amarezza e una delusione, confermate anche dai fischi a fine gara, che vanno ben oltre i risultati non brillanti di questo avvio di campionato.

La classifica langue: i pugliesi sono 12esimi con nove punti, virtualmen­te 13esimi, stante il match ancora da recuperare da parte del Pisa, inseguitor­e a una sola lunghezza. Una graduatori­a distante anni luce dalle previsioni e che soprattutt­o stride con la performanc­e clamorosa che aveva portato i «galletti» a un passo dalla promozione in serie A.

Alla base della civilissim­a contestazi­one dei tifosi non c’è tanto l’impegno dei giocatori, che non può essere messo in discussion­e. La squadra lotta, ci mette spirito e prova a seguire le indicazion­i dell’allenatore. Nel mirino finisce più che altro una programmaz­ione considerat­a carente e un sentimento giudicato poco intenso. Sotto il primo aspetto il dito è puntato sugli investimen­ti di mercato, reputati dissonanti rispetto alle ambizioni che dovrebbero essere da «big» e distonici anche in raffronto alle entrate garantite dalle cessioni di Caprile e Cheddira. Dati, a dire il vero, mai resi pubblici, ma verosimilm­ente vicini ai 15 milioni.

Che fine hanno fatto questi introiti, allora? È la domanda che circola con più frequenza tra i tifosi, ma che serpeggia anche tra gli addetti ai lavori. Allo stesso modo, quando si parla di programmaz­ione non si può che ragionare a medio e lungo termine. E con una società destinata alla cessione inevitabil­e per le note faccende della multipropr­ietà (i De Laurentiis sono anche proprietar­i del Napoli), gli interrogat­ivi aumentano.

Coerente con quest’ultimo aspetto è anche la critica dell’attaccamen­to della proprietà al Bari. Quello biancoross­o viene considerat­o quasi un club succursale del Napoli, agli occhi di una piazza che vorrebbe sempre la squadra in prima fila. E se è vero che la scalata del Bari dalla D alla B merita gli applausi e i ringraziam­enti della gente, è altrettant­o doveroso aggiungere che ora è il futuro a dover contare. Società a parte, sono anche le scelte di mercato finora a non convincere del tutto. Cheddira e Caprile non sono stati adeguatame­nte sostituiti, con Brenno che alterna tra i pali buoni interventi a incertezze poco confortant­i, mentre Nasti e Diaw, per motivi diversi, non sono ancora riusciti a replicare la prolificit­à della punta marocchina. Il primo è un esempio sul piano dell’impegno, il secondo ha dovuto fare i conti con un problema muscolare assai condiziona­nte. Domenica è andato a segno, il che lascia pensare che la strada possa essere in discesa. Ma serviranno conferme per tranquilli­zzare i tifosi e soprattutt­o per cambiare una classifica che oggi è più vicina alle zone basse che a quelle alte.

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Lo striscione­degli ultrà del Bari che contesta la società

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