Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Scarsa programmazione e pochi investimenti I tifosi ora contestano
Amarezza e delusione in curva Esplode la rabbia sui social «Questo Bari non è all’altezza»
«Amiamo la nostra maglia sudata. Pretendiamo programmazione e una società innamorata». È a partire dal contenuto di questo striscione, esposto nel pre partita di Bari-Como, andato in scena al San Nicola domenica e conclusosi con l’ennesimo pareggio, che va interpretato lo stato d’animo dei tifosi biancorossi. Un’amarezza e una delusione, confermate anche dai fischi a fine gara, che vanno ben oltre i risultati non brillanti di questo avvio di campionato.
La classifica langue: i pugliesi sono 12esimi con nove punti, virtualmente 13esimi, stante il match ancora da recuperare da parte del Pisa, inseguitore a una sola lunghezza. Una graduatoria distante anni luce dalle previsioni e che soprattutto stride con la performance clamorosa che aveva portato i «galletti» a un passo dalla promozione in serie A.
Alla base della civilissima contestazione dei tifosi non c’è tanto l’impegno dei giocatori, che non può essere messo in discussione. La squadra lotta, ci mette spirito e prova a seguire le indicazioni dell’allenatore. Nel mirino finisce più che altro una programmazione considerata carente e un sentimento giudicato poco intenso. Sotto il primo aspetto il dito è puntato sugli investimenti di mercato, reputati dissonanti rispetto alle ambizioni che dovrebbero essere da «big» e distonici anche in raffronto alle entrate garantite dalle cessioni di Caprile e Cheddira. Dati, a dire il vero, mai resi pubblici, ma verosimilmente vicini ai 15 milioni.
Che fine hanno fatto questi introiti, allora? È la domanda che circola con più frequenza tra i tifosi, ma che serpeggia anche tra gli addetti ai lavori. Allo stesso modo, quando si parla di programmazione non si può che ragionare a medio e lungo termine. E con una società destinata alla cessione inevitabile per le note faccende della multiproprietà (i De Laurentiis sono anche proprietari del Napoli), gli interrogativi aumentano.
Coerente con quest’ultimo aspetto è anche la critica dell’attaccamento della proprietà al Bari. Quello biancorosso viene considerato quasi un club succursale del Napoli, agli occhi di una piazza che vorrebbe sempre la squadra in prima fila. E se è vero che la scalata del Bari dalla D alla B merita gli applausi e i ringraziamenti della gente, è altrettanto doveroso aggiungere che ora è il futuro a dover contare. Società a parte, sono anche le scelte di mercato finora a non convincere del tutto. Cheddira e Caprile non sono stati adeguatamente sostituiti, con Brenno che alterna tra i pali buoni interventi a incertezze poco confortanti, mentre Nasti e Diaw, per motivi diversi, non sono ancora riusciti a replicare la prolificità della punta marocchina. Il primo è un esempio sul piano dell’impegno, il secondo ha dovuto fare i conti con un problema muscolare assai condizionante. Domenica è andato a segno, il che lascia pensare che la strada possa essere in discesa. Ma serviranno conferme per tranquillizzare i tifosi e soprattutto per cambiare una classifica che oggi è più vicina alle zone basse che a quelle alte.