Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Ospedali insieme ai privati Ma il Policlinico di Foggia ha già bocciato il progetto che prevede un auditorium
Costi saliti a 58 milioni per il polo del Riuniti. Arriva la revoca
Da un lato la Regione annuncia di volere adottare la formula del Partenariato pubblico-privato (Ppp) per finanziare i progetti di edilizia sanitaria, dall’altro, però, il Policlinico Riuniti di Foggia ha già bocciato da tempo lo stesso strumento, ritenendolo estremamente svantaggioso sotto il profilo economico e finanziario. In poche parole, come rilevarono a suo tempo gli uffici del Policlinico, il via libera al partenariato per completare le sale operatorie del Dipartimento di emergenza-urgenza avrebbe compromesso non solo il pagamento degli stipendi, ma sarebbe stato difficile anche mantenere i tempi medi di pagamento dei fornitori.
Tutto questo considerando una situazione di bilancio già stressato dall’aumento del costo del personale e dalla forte impennata delle spese per energia elettrica e gas. In un simile contesto economico il canone annuale di 15,3 milioni di euro per i costi del partenariato non sarebbe stato alla portata del Riuniti. Il Ppp fu, pertanto, così revocato dal Policlinico lo scorso marzo. Vero è che la Regione ha proposto la nuova formula del Ppp con accesso ai fondi dell’articolo 20 della legge 67 del 1988 sull’edilizia sanitaria, in passato non previsto, e il contestuale intervento del privato in varie attività, come la gestione dei servizi e delle manutenzioni e con il beneficio dei fondi. Ma anche alla luce di quanto accaduto a Foggia ci si chiede se lo strumento del partenariato sia realisticamente attuabile con concreti vantaggi per la sanità pubblica. E c’è un caso nel caso. Il Policlinico di Foggia, sotto la gestione dell’ex direttore Vitangelo Dattoli, predispose il progetto di riqualificazione del cosiddetto monoblocco, poi finanziato con 40 milioni di euro attraverso l’articolo 20, mentre i costi sono lievitati fino a raggiungere i 58 milioni di euro, otto dei quali necessari per la costruzione di un auditorium da 400 posti. Opera decisamente avversata dall’attuale management del Riuniti, guidato dal direttore generale Giuseppe Pasqualone, in quanto ritenuta superflua in un contesto ospedaliero. Così come perplessità esistono sulla parte sanitaria del progetto che prevede, su una estensione di circa 14 mila metri quadrati, gallerie commerciali con negozi, attività di ristorazione e bar, oltre ad una sezione degenze con 108 posti letto. C’è dunque una differenza di 18 milioni di euro tra il finanziamento ricevuto e l’esborso attualmente necessario (58 milioni di euro) per realizzare quanto progettato. Come fare per reperire il denaro mancante? Non si sa. Sul punto è attesa una risposta della Regione Puglia. Più in dettaglio si prevede di demolire sei corpi di fabbrica del monoblocco e la successiva costruzione di un nuovo corpo d’ingresso, la sistemazione delle aree esterne e dell’auditorium della discordia, previsto proprio nel cuore del complesso ospedaliero. Il piano terra si configurerà come un’area di accoglienza e fulcro logistico di smistamento per tutto il presidio sanitario. I piani superiori ospiteranno le unità operative di area medica, uno spazio ambulatoriale al primo piano e reparti di degenza ai piani superiori.
L’altro ieri, durante la commissione regionale Bilancio, presieduta da Fabiano Amati, si è discusso dello stato dell’arte degli ospedali pugliesi tra nuovi progetti, cantieri e lavori in corso. È emerso, tra l’altro, che il capo del dipartimento Salute, Vito Montanaro, dialogherà con il governo centrale chiedendo il ricorso alla formula mista che dovrebbe contemplare una combinazione di risorse, in parte derivanti dall’articolo 20, in parte dall’intervento privato. Nei giorni scorsi, Amati aveva addebitato all’inerzia dell’apparato burocratico regionale la responsabilità di avere causato la perdita del finanziamento di 318 milioni di euro destinato all’edilizia sanitaria.