Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Le nuove produzioni di Tarshito il viaggiatore
Tarshito, l’artista viandante che unisce paesi, è tornato, portando a casa esperienze di condivisione e manufatti maturati in questi lunghi mesi di peregrinazioni in Argentina, Uruguay, Myanmar e India. Parte di queste nuove produzioni sono visibili presso Speciale Tarshito, il villaggio che a Mungivacca riunisce spazi espositivi, laboratori e residenze per artisti. Durante la serata di presentazione, in compagnia di Witold Jablonski, direttore del Morskie Centrum Nauki di Stettino, che ospiterà ad aprile una sua personale, Tarshito ha ribadito gli obiettivi principali alla base della sua ricerca: cercare radici comuni, tradizioni lontane da mescolare, bypassando l’egotismo della firma, la soggettività tossica che impedisce lo scambio. A riguardo, per la prossima esposizione polacca, sta costruendo una nuova geografia con Italia, Polonia e Ucraina confinanti, per stare tutti insieme dice l’artista, in un mondo edificato su un’idea di pace e inclusività. Fare mondi, dunque, con trame che spesso si intrecciano letteralmente in opere confezionate su tessuti, disegni, iconografie indigene ibridate da saperi sedimentati di cui è ormai difficile individuare origine e provenienza, work in progress presto alimentati da nuova linfa in Cina e in Mongolia, prossime tappe della sua errabonda attività artistica. Il viaggio per Tarshito coincide con l’opera stessa, la pratica dello spostamento non costituisce un preliminare ma, concettualmente, ne determina l’esito. Consente a tutti di fare parte di quei luoghi della terra, lontani e distanti tra di loro, posti dimessi, senza apparenti connessioni o legami tra un Sud America o un West Bengala. Ma, al contrario, è proprio la ricerca infaticabile delle occupazioni artistiche e artigianali delle comunità native a unire e connettere, a fare da «ponte» come si è sentito più volte, a punti del pianeta così disparati. E non è tutto qui. L’amorevole scandaglio di posti sperduti, ignoti e, spesso, anche umili dove comunque spicca una laboriosità creativa, non solo è una scoperta ma si lega e si compenetra all’attività di Tarshito. Scatta un baratto fraterno tra lui che promuove e sorregge manualità ignorate, e quest’ultime, a loro volta, alimento per nuovi fervori espressivi. Per cui la peregrinazione, l’esplorazione, sono ingredienti dell’opera, sono esse stesse la sua arte. E forse Tarshito, architetto, designer, artista, è stato sempre, prima di tutto, un viaggiatore con braccia e occhi ben aperti.