Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Cosentino mandata via dopo la colazione con Tarantini
«Fu una scorrettezza estrema» La Cassazione conferma il licenziamento di lady Asl
BARI A quella «colazione romana» nell’Hotel de Russie, elegante albergo del centro di Roma, Lea Cosentino non avrebbe mai dovuto partecipare. Lì, insieme all’allora direttore generale della Asl di Bari (soprannominata Lady Asl) c’erano anche alcuni imprenditori potenzialmente interessati agli appalti nella sanità pugliese tra cui Giampaolo Tarantini, con cui Cosentino, da intercettazioni ambientali, aveva un rapporto consolidato ma che non avrebbe dovuto incontrare in quelle circostanze. Perché poi, sulla scorta di alcune inchieste giudiziarie sulle presunte irregolarità negli appalti della sanità pugliese, nel 2009 – due anni prima della scadenza del mandato - il consiglio regionale dispose il licenziamento di Cosentino, ora giudicato legittimo dalla Corte di Cassazione. La sezione lavoro della Suprema Corte, infatti, ha respinto con ordinanza il ricorso presentato da Cosentino contro la sentenza della Corte d’Appello di Bari che ne dispose il licenziamento. Tutti i sei motivi di ricorso sono stati giudicati «inammissibili» e l’ex dg della Asl barese è stata anche condannata al pagamento delle spese legali nei confronti della Regione Puglia, assistita dall’avvocato Alberto Coccioli.
La decisione della Cassazione mette la parola fine a una vicenda intricata. Il licenziamento di Cosentino, nel 2015, fu infatti giudicato illegittimo dal Tribunale di Bari, che condannò la Regione a un maxi risarcimento da oltre 300 mila euro. Ma la sentenza, due anni dopo, fu completamente ribaltata dalla Corte d’Appello. I giudici di secondo grado, infatti, rilevarono «la estrema scorrettezza che ha permeato l’agire dell’avvocato Cosentino, la quale, rivestendo il delicato e rilevante incarico di direttore generale di un’importante Asl, ha partecipato con ruolo attivo ad una riunione tra imprenditori usualmente interessati – se non coinvolti – agli appalti delle aziende sanitarie pugliesi al fine di programmare una spartizione a soggetti loro vicini».«Poco conta – scrissero i giudici – che il disegno non sia stato portato a termine: è già indice di un agire scorretto da parte di un dirigente pubblico di tale livello l’aver partecipato a una riunione di tale contenuto», che «ha c incrinato il rapporto di fiducia che connota l’affidamento dell’incarico di dg di Asl da parte della Regione».