Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Il passo indietro di Petruzzelli «Fermato dal ceto politico» Todaro: ne fa parte da 20 anni
L’assessore rinuncia a correre da sindaco: «È il momento di Leccese» Il Pd cittadino lo ringrazia e replica a tono. Dal M5S nuovo no alle primarie
BARI Lacrime e rabbia per dire addio alla corsa. L’assessore comunale Pietro Petruzzelli davanti alle telecamere comunica che rinuncia a dare battaglia per poter essere il candidato sindaco di Bari. Prima la commozione, poi il risentimento verso il suo partito, il Pd, che ha scelto di appoggiare Vito Leccese, capo di gabinetto di Decaro in Comune.
«Ci ho provato sul serio dice Petruzzelli, nella piazza del Redentore - ma il ceto politico ha ritenuto che io non fossi la persona adatta. La colpa è mia perché non sono riuscito a convincere. Mi sono concentrato sul consenso dei cittadini. Tutti i sondaggi hanno riconosciuto che nel centrosinistra ero quello con il consenso maggiore». Ma non è bastato. Neppure è stato sufficiente aver raccolto cinquemila firme sotto un documento in suo sostegno. Neppure è stato utile il questionario somministrato ai suoi sostenitori solo pochi giorni fa sul destino della città e sulle scelte da fare. «Ciò che è venuto meno è stato il Pd, quello l’elemento di debolezza. I partiti hanno perso la loro capacità di essere cinghia di trasmissione tra società, élite e decisori. Perché è così (con i partiti, ndr) che si convincono le élite su coloro che godono del consenso dei cittadini». Per questo occorre «aprire le finestre» e consentire «una nuova dimensione del Pd».
Petruzzelli intende sgombrare il campo da un sospetto. La sua autocandidatura e l’attivismo delle scorse settimane, non avevano un secondo fine: «Non avrei mai fatto tutto questo per contrattare un posto da assessore nella prossima giunta comunale. Se sarà di centrosinistra, come spero, tutto sarà in continuità. Anche altri miei colleghi assessori potrebbero tornare nella giunta futura».
Petruzzelli considera un errore la decisione del Pd, a novembre, di congelare la corsa dei tre aspiranti. E ora anche lui, dopo Marco Lacarra e Paola Romano, decide di appoggiare la corsa di Leccese. Il 75% di coloro che hanno risposto al suo questionario ha chiesto «un candidato in continuità con l’amministrazione Decaro». Petruzzelli esclude se stesso e Romano (assessora anche lei) dall’idea di poter rappresentare la «continuità» e conclude che è Leccese la persona adatta. «Vito è una bella persona, anche se ha un cognome inastigmatizza datto» scherza. L’ultima stoccata è per l’alleato e avversario Michele Laforgia, candidato della Convenzione. «Chissà se ora che non c’è più Petruzzelli, Laforgia deciderà che le primarie possono essere uno strumento utile per unire il centrosinistra».
Dal Pd arriva una reazione con un doppio registro. Il segretario regionale Domenico De Santis lo ringrazia: «Pietro ha contribuito con successo al governo di Bari in questi 10 anni da assessore e per molti sarebbe stato il candidato sindaco naturale per il Pd. Tutto il partito gli è profondamente grato (per il passo di lato, ndr) perché da oggi possiamo definitivamente lavorare all’unità del Pd e della coalizione». Il segretario cittadino Gianfranco Todaro è i giudizi negativi sul Pd: «Sono 20 anni che Petruzzelli fa parte del ceto politico. Se si duole non ha molte vie: o esce dal ceto politico o il ragionamento diventa kafkiano». Le tensioni nel Pd, come si vede, non accennano ad attenuarsi.
Todaro, inoltre, fa sapere che dopo l’assemblea cittadina dem che domani ufficializzerà il nome di Leccese, sarà convocato il tavolo della coalizione: slitta la prevista data di sabato per l’indisponibilità di alcune forze politiche e anche dei laforgiani della Convenzione.
L’ipotesi, affacciata dal medesimo Todaro, di chiedere a Laforgia di dar corso alle primarie in caso di mancato accordo nel tavolo di coalizione, irrita i 5 Stelle, da sempre contrari ai gazebo. Il coordinatore provinciale Raimondo Innamorato è drastico: «Le primarie potrebbero generare divisioni e chi le evoca, forse cerca, anche volontariamente, di spingere fuori o isolare il M5S e chi ritiene non idoneo lo strumento». Ossia i laforgiani. Replica di Todaro: «Se nessuno dei due candidati intende convergere sull’altro, quale sarebbe l’alternativa? Forse Innamorato pensa sia meglio spaccare la coalizione. Io no».
Il Pd si è ricompattato, la coalizione ancora no. I prossimi giorni saranno intensi.
❞ Il futuro
Non avrei mai fatto tutto questo per contrattare un posto nella prossima giunta comunale