Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
«Troppo presto per capire Si deve fare il contenimento ma ora niente allarmismi»
L’agronomo Ferrara: cruciali i prossimi mesi
Tra gli agricoltori la preoccupazione è tanta. Il timore che la subspecie della Xylella fastidiosa possa far precipitare nuovamente il mondo agricolo nel baratro è insostenibile per i produttori. Le associazioni di categoria, in particolare Coldiretti Puglia, puntano il dito contro il sistema di controlli dell’Unione Europea. Una delegazione dell’associazione sarà a Bruxelles il prossimo 26 febbraio per manifestare «contro una politica europea troppo permissiva».
Alcuni dei rappresentanti del mondo scientifico, al contrario, invitano alla prudenza e a contenere l’allarmismo che, se ingiustificato, potrebbe rivelarsi distruttivo. Senza un approfondimento serio e ponderato sulla subspecie, sulla sua aggressività, sul suo potenziale e su come le piante potrebbero reagire all’attacco del batterio, non è possibile fare alcun tipo di valutazione. La pensa così anche il professor Giuseppe Ferrara, docente di arboricoltura generale nella facoltà di Agraria dell’università di Bari.
Professore, c’è da essere preoccupati?
«L’individuazione di una subspecie della Xylella fastidiosa è un elemento che deve metterci in allerta ma non portarci ad essere catastrofisti».
C’è il rischio però che si generi allarmismo.
«Ora è il momento di analizzare e capire quanto aggressiva possa essere la subspecie individuata e qual è la sua reale capacità di generare problemi al mandorlo ed ad altre drupacee. La scienza deve indagare».
È già possibile avere una idea di quanto possa essere aggressiva la subspecie individuata?
«Le piante convivono con parassiti e patogeni da millenni. Definire oggi la pericolosità della subspecie sul mandorlo non è possibile con le informazioni disponibili e, soprattutto, sarebbe azzardato. L’agricoltura risente già di molte difficoltà e un allarmismo ingiustificato avrebbe degli effetti negativi».
Cosa si può fare per evitare
che la situazione degeneri?
«Certo non è possibile commettere l’errore di non contenere la patologia in maniera immediata se si scopre che questa subspecie è aggressiva. L’esperienza della Xylella sugli ulivi ci ha insegnato molto. Bisogna essere tempestivi nell’organizzare un piano di contenimento dopo chiaramente aver valutato i dati analitici».
Siamo ancora in tempo?
«Siamo ancora nel periodo in cui l’attività vegetativa delle piante di mandorlo è molto limitata e quindi non vediamo appieno la eventuale gravità dell’infezione. I prossimi mesi saranno cruciali».
Cosa raccomanda agli agricoltori?
«Di avere cura delle piante. L’utilizzo di tecniche colturali idonee, potatura razionale, l’attenzione alla disinfezione dei tagli, possono di molto scoraggiare l’insediamento del batterio anche se potranno non essere completamente risolutivi del problema».