Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Il settecentesco Haydn con il contemporaneo Scalici
L’orchestra della Magna Grecia interpreta, accostandoli, il compositore austriaco e quello veneto
Passato e presente a confronto, nel segno della classica. E del sacro che si fa «Mysterium», per parafrasare il titolo del festival con cui l’Orchestra della Magna Grecia sta accompagnando Taranto verso i riti della Settimana Santa in collaborazione con la locale Arcidiocesi. Stasera (ore 20.30), nella chiesa Cuore Immacolato di Maria, dove si potrà accedere ad ingresso libero sino ad esaurimento dei posti, il direttore d’orchestra Piero Romano accosterà la «Missa in tempore belli» — una delle sei grandi Messe che Franz Joseph Haydn scrisse tra il 1796 e il 1802 e che la critica ritiene tra le più importanti in assoluto tra le quattordici stilate dal musicista austriaco — alla «Vexilla Regis», pagina in prima esecuzione assoluta di Gianmarco Scalici, veronese, classe 1997, vincitore di numerosi concorsi di composizione cui si deve in questo frangente l’elaborazione dell’inno di San Venanzio Fortunato, principalmente cantato il Venerdì Santo in onore della Santa Croce.
Romano dirigerà l’Orchestra della Magna Grecia e il Coro L. A. Chorus preparato da Alessandro Fortunato, mentre voci soliste saranno Carolina Lippo (soprano), Margherita Rotondi (mezzosoprano), Andrea Galli (tenore) e Davide Giangregorio (basso). Una bella occasione d’ascolto per il pubblico del «Mysterium Festival», rassegna che consolida la formula di abbinare pagine antiche a proposte di autori contemporanei. Tra l’altro, la «Missa in tempore belli» (Messa in tempo di guerra), che nel titolo allude alla situazione politica nella quale si trovava all’epoca l’impero asburgico, con i territori italiani occupati dalle truppe napoleoniche e gli scontri furibondi tra Francia e Austria nella Germania meridionale, presenta accanto ad aspetti convenzionali soluzioni sonore a quel tempo considerate innovative e sorprendenti. Basti considerare gli squilli di trombe, le fanfare e i rulli di timpani elaborati in alcuni passi da Haydn con un carattere militaresco davvero inusuale per una composizione sacra, ma destinati a trovare con il loro tono minaccioso subitanea applicazione in Beethoven, che di Haydn era stato allievo a Vienna.