Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
«Quando le persone danno energia»
Carmelo Rollo (Legacoop) illustra i benefici delle comunità per le rinnovabili: «Vantaggi soprattutto nelle aree interne della Puglia». I fondi e gli incentivi
Il ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica ha individuato nello sviluppo delle Comunità energetiche rinnovabili (Cer) un utile strumento per attuare la missione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) finalizzata alla rivoluzione green e alla transizione ambientale. Oltre due miliardi di euro sono disponibili per stimolare la nascita delle Cer. Il decreto del Mase ha individuato due tipologie di incentivo a supporto delle comunità energetiche e dei sistemi di autoconsumo collettivo da fonti rinnovabili. Il primo è un contributo a fondo perduto rivolto alle comunità nate in cittadine al di sotto dei 5 mila abitanti. Il secondo è costituito da una tariffa incentivante sull’energia rinnovabile prodotta e condivisa per tutto il territorio nazionale. La Puglia ha un importante primato: è qui che è nata la prima comunità energetica, quella di Melpignano. Ora la sfida è quella di allargare il più possibile l’esperienza, concentrandola sulle energie rinnovabili. Per Carmelo Rollo, presidente di Legacoop Puglia, si tratta di un importante passo in avanti per lo sviluppo non soltanto energetico ma anche sociale del territorio.
Ci siamo inventati un fondo che sostiene le persone riunite in cooperative a tema e abbiamo siglato un accordo con Banca Etica per aiutarle sotto il profilo finanziario
Presidente Rollo, come accoglie questa novità nell’ottica di un potenziamento delle comunità energetiche?
«Positivamente. A lungo ho richiamato l’attenzione della parte politica e amministrativa sul fatto che i grandi impianti dovessero scaricare un valore aggiunto ai territori, e non parlavo di valori economici, ma soprattutto di valori energetici».
Quali benefici si potrebbero ottenere?
«Il movimento cooperativo ha da tempo dedicato degli strumenti che sono riservati alla progettualità di comunità energetiche che abbiano come protagoniste non le imprese ma le persone. L’obiettivo è dunque quello di mettere insieme delle persone che, magari anche con le imprese, possano costituire quell’elemento valoriale e sociale che possa aiutare le famiglie di quel territorio sia sotto il profilo economico che dal punto di vista della economia sostenibile».
Ma occorrono investimenti importanti, significativi.
«Immaginiamo delle comunità in cui le persone si costituiscano in cooperative, si mette in piedi un capitale e rispetto a quel capitale si propone un progetto. Per sostenere il progetto, Legacooperative si è inventata un fondo che interviene a favore di queste stesse cooperative. Abbiamo fatto un accordo con il sistema bancario e, in modo particolare con Banca Etica, per sostenerle sotto il profilo finanziario».
Può essere l’inizio per la rinascita di
alcuni centri?
«Ritengo che questa grande opportunità possa ridare vita alle piccole comunità delle aree interne, inducendo a ragionare in termini di sostenibilità economica, sociale e ambientale. Su questo fronte la Puglia ha fatto un passaggio importante chiedendo che per i nuovi impianti ci sia un tavolo di comunità in cui gli imprenditori mettano a disposizione delle risorse per il territorio. Nei piccoli Comuni e nell’entroterra si è finalmente preso atto che abbiamo la possibilità di cambiare il paradigma dei nostri territori».
E quale rapporto si può allacciare con chi investe?
«Possiamo ragionare con le multinazionali purché parte degli impianti sia delle comunità territoriali e funzioni a favore del territorio. Questo genererebbe sviluppo: una impresa ha tutto l’interesse a localizzarsi in un posto in cui il costo dell’energia è abbattuto».